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Caro Trinche,

i tuoi occhi che si riempiono di lacrime e di ricordi, la tua voce che si spezza, come se stessero cercando di entrarti nell’anima per curiosare nella tua riservatezza, rappresentano per me nella maniera più diretta e veritiera possibile la tua grandiosità, prima come uomo e poi come calciatore. Hai rappresentato l’essenza più profonda del gioco del calcio, un adulto rimasto bambino, nel potrero, con la sua pelota, che vuole solo divertirsi giocando a calcio e per questo sei un maestro di vita oltre che di futbol. 

Mi sarebbe piaciuto poterti incontrare di persona per esprimere tutta la stima e l’ammirazione che provo per te, e avrei pagato volentieri il sovraprezzo del biglietto pur di vederti giocare almeno una volta (esta noche juega el Trinche): per vedere la magia scaturita da ogni tuo tocco di palla e la conseguente gioia e felicità che regalavi alle persone. Il doble caño è stato forse l’emblema del tuo futbol de potrero, che esaltava bellezza ed eleganza, sempre però nel rispetto dell’avversario.

Eri una persona vera Trinche, non ha mai barattato la propria libertà e la propria famiglia per il denaro e la fama, perché ci sono cose molto più importanti nella vita; ed eri anche solitario e molto umile, una caratteristica ormai sempre più rara nelle persone, tanto che non ti cambiavi con i tuoi compagni nello spogliatoio, bensì nel magazzino, come se quello fosse il posto che ti meritavi, e ritenevi tuo fratello Pichon più forte di te. Sei l’idolo assoluto di Rosario, la città del futbol, nonostante la presenza di tuoi concittadini più illustri, e sei anche considerato il più forte ad averne calcato i campi da calcio da un certo Maradona, el Diego, con il quale avresti voluto giocare la tua ideologica ultima partita.

Per chi purtroppo non ti ha mai visto giocare come me, sei un giocatore unico e incomparabile, che accende le più intime fantasie calcistiche, facendomi viaggiare con la mente: dipingevi calcio con la tua zurda magica, trattando in modo sublime la redonda, come un direttore d’orchestra in mezzo al campo, con una sinfonia nuova nella tua mente geniale. La tua unicità è stata emblematica e quasi miracolosa, come la volta che riuscisti a unire e far esultare tutta la Rosario calcistica nella famosa partita contro la Seleccion nel ’74, que baile barbaro!, o quando un intero stadio pretese il tuo rientro in campo dopo un’espulsione.

Ma anche

Sei stato importante e hai fatto tanto, Trinche, e la tua storia, che come ripetevi spesso è stata a volte enormemente e ingiustamente ingigantita, lo dimostra, e con la tua semplicità ci hai insegnato che la vera felicità sta nelle piccole cose, nei gesti semplici della quotidianità e negli affetti più cari e perciò il tuo mito vivrà per sempre. Grazie di tutto, leggenda eterna.

Esta noche (y siempre) juega el TRINCHE!

di Leonardo Galbusera


calcioargentino.it

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