Il Boca in Libertadores contro il River e di nuovo di fronte a un bivio.
La prima semifinale di Libertadores, ormai archiviata ha visto il River vincere il primo round nella Superfinal di Libertadores contro il Boca. E il risultato che ne è scaturito sembra quasi una sentenza per il ritorno: 2-0
Non è il risultato che impressiona ma come si è giunti a tutto questo. Il River si è dimostrato superiore nel gioco e nella gestione della partita, il Boca è rimasto a guardare, o meglio non è riuscito (per l’ennesima volta) a esserne all’altezza.
Gallardo è sicuramente il maggior artefice del trionfo, gli sono stati fatti elogi di ogni tipo, pure da Guardiola ma proveremo ad analizzare la gara di ritorno e le probabili conseguenze da un punto di vista boquense.
°_° : C’è qualche possibilità?
Certo, ancora non è deciso nulla! El Boca tiene equipo pero no juego! forse questa è la sintesi perfetta, ma la spinta della Bombonera può essere determinante. Comunque vada sarà un partitazo historico, un altro di quelli che rimarrà nella leggenda di queste due squadre gloriose. Dopo l’andata il Xeneize ne esce con le ossa rotta contro il River, e per lo più ancora in Libertadores. Tanto lavoro per i psicologi del Boca, che in casa Amarilla stanno facendo fortune. Il Xeneize non si riprende da quella finale maledetta e forse questa volta rischia di pagare di più rispetto a Madrid.
Mancano ancora tanti giorni al ritorno alla Bombonera, tanto si può ancora lavorare e provare, alcuni giocatori come Zarate, Salvio saranno recuperati, altri come Abila e De Rossi probabilmente saranno ai box per infortunio ma il fattore decisivo sarà proprio lo stadio del Boca.
Il teatro dove molte gioie ha dato al tifoso Xeneize, sarà scenario di una un’altra partita leggendaria che consegnerà alla storia la finale della Copa Libertadores 2019. Se dovesse accadere il ‘miracolo’ sarebbe orgasmo assoluto, dovesse prendere l’altra piega sarebbe l’abisso più profondo. Perché peggio di Madrid? Ecco i motivi:
Rivincita. Doveva essere rivincita per cambiar pagina rispetto al terribile 9 dicembre 2018 e invece.. potrebbe essere un’altra ferita lacerante difficile questa volta da suturare. (sempre che si sia riusciti a cicatrizzare quella dell’anno scorso).
Sarebbe un’altra cocente delusione soprattutto dinanzi a coloro che sempre hanno dimostrato il loro amore nei colori azul oro.
In un colpo solo:
- venire eliminati in semifinale, ad un passo dalla finale Libertadores,
- nel Superclasico contro il River,
- nel tempio sacro,
- dopo il giuramento di vendetta dell’anno prima, sarebbe davvero imperdonabile.
Eppure allo stato delle eventi attuali questi è UNO dei più probabile scenari che potremmo assistere il 23/11. Chi è l’artefice di tutto questo?
Gallardo. Ancora lui, ancora vincente. Verrebbe da dare la colpa a quel stramaledetto Muñeco, un fuoriclasse a livello tattico e carismatico che finora le sta vincendo tutte.
Prima ha fatto fuori i gemelli Schelotto, ora mina la stabilità di Alfaro e la credibilità della presidenza. Gira e rigira si finisce sempre lì: lì fa fuori tutti. E’ brutto dirlo ma il River incarna in tutto e per tutto lo spirito del Gallardo Napoleón, conquistador senza scrupoli che si diverte a saccheggiare il Sudamerica da 5 anni. Che ci piaccia o no Marcelo ha costruito un plantel fatto di guerrieri pronti a scatenare l’inferno dietro a un suo comando, che darebbero la vita per lui in campo. Da una parte un capo spirituale, dall’altra un buon tecnico (Alfaro) che cerca di invertire le ultime cocenti delusioni. Forse la differenza sta tutta qui.
Quest’anno si pensava che con la vendita dell’artefice della Libertadores 2018 (Pity Martinez all’Atlanta) si potesse ragionare, si pensava che con l’uscita della colonna in difesa Maidana la musica cambiasse, ma il motivo che passa Radio Monumental continua ancora a suonare e bello forte.
Quel Muñeco ne sa davvero una più del diavolo. Ha responsabilizzato al meglio Quintero (tra l’altro mancante all’andata) ma soprattutto quel De La Cruz che l’anno scorso era l’alleato migliore del Boca: spaesato in campo, pasticcione con la palla, impreciso nei passaggi, spesso e volentieri fischiato dai suoi stessi tifosi. No neanche lui. È diventato caposaldo della squadra dopo l’infortunio di Juanfer e insostituibile: sono arrivate giocate geniali, gol fondamentali con prestazioni da incorniciare. La Seleccion uraguaya ringrazia vivamente. L’unico nuovo volto è stato Paulo Diaz, il difensore voluto dal Muñeco è arrivato a fine estate ma nemmeno usato all’andata.
Dicevamo, il gruppo, il Boca non ce l.’ha, o meglio sta cercando di costruirlo ma il problema di fondo è la politica delle cessioni. Il Boca è come una boutique: valorizza al massimo talenti della cantera e li rivende a prezzi folli. Non che sia una colpa, anzi, è il club più ricco d’Argentina, ma di certo non aiuta l’amalgama del gruppo. Il plantel bostero si basa soprattutto sulle giocate individuali, il gruppo viene dopo. Si veda Andrada, Marcone, a tratti De Rossi, MacAllister, Reynoso, Salvio, Abila. Tutti giocatori che possono risolvere partite da un momento all’altro ma da poco insieme non del tutto coesi tra di loro: ci vuole più tempo per essere competitivi a certi livelli.
Se dovesse accadere l’ IRREMEDIABILE sarebbe il terremoto.
Presidenza: A fine anno ci saranno le elezioni di presidente del Boca e molto dipende (se non tutto) da questa partita. Il presidente attuale, Angelici non si ripresenterà per un limite di candidature imposto dallo statuto, in corsa ci sarà il suo delfino, Gribaudo attuale segretario del Club. Questa partita può essere una mannaia per le ambizioni del dirigente, per l’insurrezione che si verrebbe a creare dopo una possibile eliminazione.
Alfaro. Se andasse male il Lechuga potrebbe lasciare, colpevole (oltre di aver perso la finale della Copa de la Superliga – la coppa di lega) di non aver dato un gioco offensivo ad una squadra del calibro del Boca. Partito con le migliori intenzioni ha sfiorato l’anno scorso il secondo posto in Superliga dopo una partenza, non per colpa sua, terribile. Quello che viene imputato al Dt è soprattutto di non aver combattuto a viso aperto contro Gallardo, come da chi reputa probabilmente il più forte. Alfaro è rimasto schiacciato anche lui dal carisma del Muñeco.
Burdisso. Starebbe in una posizione scomoda, ‘responsabile’ di aver scelto il mister ma senza particolari colpe per l’ottimo lavoro svolto finora. Ci permettiamo di difendere il Ds: all’epoca dell’addio di Schelotto, Alfaro sicuramente era la scelta migliore. Il presidente Angelici invece voleva fortemente il tecnico Mohamed, dimostratosi autentica sciagura poi all’Huracan.
Per quanto riguarda il mercato Burdisso ha preso: MacAllister, autentica rivelazione fin qui; Hurtado giovane attaccante, acerbo ma di buone prospettive, Salvio dal Benfica, Soldano dall’Olympiakos e De Rossi, il colpaccio inatteso. Se dovesse prender piede un nuovo corso probabilmente un solo nome metterebbe tutti d’accordo per la panchina e nel caso che il Lechuga lasciasse. El gringo Heinze: il suo gioco ha conquistato tutti e il suo Velez sta giocando probabilmente il miglior fútbol d’Argentina.
Forse abbiamo un pò esagerato addentrandoci nelle conseguenze più cupe e funeree, ma la verità è che i tifosi non potrebbero sopportare un’altra umiliazione di questa entità nel loro suolo sacro, per colpa ancora del River odiato. Se la rivincita poteva essere il balsamo per alleviare i dolori dello scorso anno, la ‘riperdita’ potrebbe essere la definitiva depressione dell’ambiente Xeneixe.
Il Boca può farcela, il gioco del fútbol è straordinario perché spesso smentisce i pronostici. Occorrerà però la partita perfetta, una remunerada histórica da raccontare ai nipotini. La Doce dovrà essere la Trece. Dodici uomini forse non basteranno.
Illusione o disillusione? speranza o destino già scritto? Lo sapremo presto. Per onorare la maglia i giocatori devono fare solo una cosa: dare la vita in campo. Questo è il manifesto per giocare nel Boca e nel quale i tifosi maggiormente si identificano, poi sarà quel che sarà.
I conti si faranno dopo.
A cura di calcioargentino.it