Dopo le polemiche inappropriate di ieri circa la notizia che il Boca avrebbe giocato con giocatori positivi (contagiosi) al covid, oggi arriva la smentita scientifica.
I Media che avevano fiutato lo scandalo probabilmente oggi ci rimarranno male. Si è risolto al meglio l’ingarbugliato caso diplomatico tra Boca e Libertad, con quest’ultima che si rifiutava di aprire i cancelli dello stadio alla delegación rioplatense. Era la parola ‘positività’ che creava disagio, quel prurito diffuso che riusciva in qualche modo a chiudere le orecchie ad altre parole, forse quelle più importanti: quarantena conclusa. I dirigenti di Asunción avevano mandato in campo gli avvocati, impugnando la sentenza della Conmebol, la quale consentiva ai giocatori ospiti di giocare regolarmente la partita di Copa Libertadores.
Ma come si era arrivati a una situazione del genere? Proviamo a far ordine. Il 24 agosto il Boca si ritira all’interno della cosiddetta ‘burbuja’ (bolla) sanitaria, creata appositamente come rifugio anti COVID. Ma qualcosa non funziona. Il virus riesce a passare lo stesso tra le porte del ritiro e fa quello che deve fare. È ‘strage’: 19 sono i calciatori contagiati. La bolla esplode e fa un rumore fragoroso. Non era mai successo che una ‘burbuja anti Covid’ diventasse, al contrario, un focolaio. Dopo lo sconcerto, per i contagiati la cura è semplice: isolamento dal resto del mondo per tutti e tamponi periodici. Con tanti saluti all’ottimismo.
Il tempo passa e dopo dieci giorni di quarantena i giocatori iniziano ad eseguire gli esami cardiologici per il via libera medico. Ottenuto, sono iscritti nella lista Conmebol per la Libertadores.
E si arriva a ieri. Dal giorno del contagio passano circa 14 giorni, cioè la durata della canonica quarantena e la squadra è pronta per viaggiare. Le leggi paraguaiane parlano chiaro. Possono oltrepassare la frontiera chi risulta negativo al tampone anti Covid, o chi ha svolto regolarmente la quarantena dopo il contagio, senza averne però, sintomi negli ultimi tre giorni. È questo il caso del Boca, ma è qui che il club di Asunción inizia a dar battaglia.
Tramite comunicati la dirigenza del Libertad si rifiuta di giocare andando per via legali, non prima di gettare nella gogna il Boca di fronte ai Media mondiali. Interviene addirittura il ministro della Salute del Paraguay che definisce ‘non contagianti’ e del tutto sani i calciatori argentini dato il periodo di isolamento eseguito. Perfino la Conmebol (questa volta a difesa del Xeneize..) ‘bacchetta’ il Libertad ricordando il contenuto del regolamento della confederazione e le leggi sanitarie del governo locali.
La delegazione del Boca Juniors a questo punto ha la furbizia di mettere a tacere le voci incontrollate. Ci si poteva benissimo presentare allo scalo di Asunción e nessuno avrebbe fiatato, ma, per non destare ulteriore clamore alla vicenda, ieri la squadra ieri si sottoponeva ad un ulteriore tampone ‘definitivo’.
Risultato? I 23 giocatori ‘positivi’ diventano magicamente negativi con tanti saluti ai paraguayi. È il trionfo del buon senso e della scienza, con buona pace di chi voleva fare solo sensazionalismo e polemica sterile. Il Boca Juniors giocherà da ‘negativi’ la partita di copa, ma non lo leggerete da nessuna parte.
calcioargentino.it