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Venerdì 31 agosto ha parlato in tv il presidente argentino Alberto Fernandez, ma non sono buone notizie quelle date alla nazione. L’Argentina rimarrà in quarantena (fase 2) almeno fino al 14 agosto.

Se da una parte probabilmente c’eravamo illusi per una ripresa del futbol grazie alla riprogrammazione della Libertadores, dall’altra, ci ha pensato bene la curva dei contagi a farci tornare alla realtà. E cioè, bisognerà aspettare ancora. Dopo l’apertura di qualche settimana fa dello stesso Fernandez, ora arriva lo stop perentorio dal governo: il futbol in Argentina non tornerà, almeno a breve. In queste settimane la curva dei contagi Covid-19 non è scesa secondo le previsioni, anzi, numeri record negli scorsi giorni, con le terapie intensive già in sofferenza.

Di qui, l’inevitabile decisione del capo dello stato: “La quarantena obbligatoria continuerà fino al 14 agosto. Stiamo osservando focolai di epidemia che si stanno manifestando in altre parti all’interno del paese. Stiamo affrontando un nemico invisibile. “ ha aggiunto.

E in effetti è così. Il numero dei contagi Covid nonostante le misure adottate finora non accenna a diminuire, anzi, i casi di mortalità e contagio sono aumentati considerevolmente negli ultimi 24 giorni, secondo i dati divulgati dal ministero della salute. Ieri ad esempio sono stati 5.241 nuovi casi di Coronavirus in Argentina con 53 deceduti. Dati relativamente bassi confrontandoli a quelli conosciuti in Europa e in alcune parti del continente sudamericano, ma preoccupanti per Fernandez e ministri.

E il futbol? “Mi manca molto il calcio, come tanti altre persone. Spero che torni tutto come prima essendo io un grande tifoso del futbol ” dice il presidente Fernandez, tifoso dell’Argentinos Juniors “ma in questo momento non possiamo farlo tornare, non possiamo.”

Già il futbol, una bella gatta da pelare. La Conmebol ha definito come il 15 settembre la ripresa della terza giornata di Libertadores, ma sembra quasi irreale per le cinque squadre argentine arrivare in tempo all’appuntamento. Si è pensato di posticipare il tutto alla prima settimana di ottobre; si sta pensando in queste ore di poter trasferire le squadre (e di conseguenza iniziare gli allenamenti) nel vicino Uruguay, paese solo sfiorato da coronavirus. Ma soprattutto ci si sta domandando come sarà possibile andare in trasferta in certe località, come per esempio in Brasile (paese in collasso, ma dove si gioca normalmente), in Perù o in Cile, ovvero in quei paesi dove il livello di contagio è ai massimi livelli, con i voli internazionali ancora interdetti.

Ci sarebbe da fare poi un altro ragionamento. Ahora in Sudamerica si gioca solamente in Brasile e Paraguay. E parlare attualmente di Brasile equivale a sparare sulla croce rossa, talmente surreale è la situazione attuale. Il campionato è ripartito nonostante la pandemia abbia fatto, e stia facendo danni enormi, Ieri altri 45.392 e nuovi casi e 1.088 morti (almeno dai dati divulgati ufficialmente..). Irresponsabilità, ecco l’unica parola decente da attribuire al governo Bolsonaro, soprattutto, per il menefreghismo assoluto del capo dello stato alla popolazione brasiliana e poi in secondo luogo anche per le squadre che transiteranno per quei luoghi. Vedute politiche differenti certo, ma chi garantirà l’incolumità fisica, la Conmebol?

Altra domanda legittima: che tipo di vantaggio si troveranno nel proprio cammino le squadre che già si allenano e giocano? Va trovata assolutamente una soluzione, perché al netto dei migliori auspici, l’attività sportiva in Argentina inizierà non prima del 10 agosto. Troppo tardi per competere veramente nella Copa più importante del Sudamerica?


calcioargentino.it

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