Son passati 12 anni da quel 8 maggio 2008, quando al Monumental si giocò una delle partite più rocambolesche mai disputate. Con tutti gli ingredienti: la magia della Libertadores, la rivalità del clásico, la rissa, la remuntada. Ma quella partita divenne unica per il “Silencio Atroz” e per dirla tutta non si trattò neanche della prima volta al Monumental. Quattro anni prima c’era stato quello provocato dalla ‘galinita’ di Tevez.
A Nuñez va in scena il ritorno degli ottavi di Copa Libertadores tra River Plate e San Lorenzo. L’andata era stata decisa negli ultimi minuti di gara dalla rete di Adrián Gonzalez che aveva fissato il 2-1 finale per gli Azulgrana. Di conseguenza al ritorno la Banda necessitava di una vittoria e sarebbe bastato anche l’1-0, dato che valevano i gol trasferta.
In quel River giocavano campioni del calibro di Ortega, Buonanotte, Falcao, Abreu, Augusto Fernández e un ventenne Alexis Sánchez che spesso entrava nei minuti finali. L’orchestra era diretta dal Cholo Simeone, campeón de Clausura qualche tempo dopo.
Di contro c’era il San Lorenzo guidato da quell’ex Ramón ‘Pelado’ Diaz, che tanto aveva reso felici i tifosi della Banda un decennio prima, oltre che un altro ex: el ‘Cabezon’ D’Alessandro, di ritorno dall’esperienza poco fortunata in Europa.
Ma la stella era un’altra. Gonzalo Berghessio. El Toro era nel pieno della sua maturità calcistica, tanto da spiccare il volo più tardi, inondando di gol Catania.
Inizia la partita e gli 80.000 cominciano a spingere la squadra ..e pare funzionare dato che già al 12’ negli sviluppi di una punizione Falcao il River trova il vantaggio. Nel tentativo di intercettare il pallone el Tigre manda fuori giri il portiere cuervo: palla in rete e Millonario in vantaggio. Ci vogliono le moviole per determinare la paternità del gol, che alla fine va a Abelairas, autore della punizione/cross.
1-0 e la qualificazione ce l’ha in tasca il River.
La gara si accende ancor di più quando Falcao in un contrasto entra deciso sul difensore Méndez. Apriti cielo. Subito si forma un parapiglia dove per poco volano i pugni. Saranno solo spinte e parole grosse ma si continua a giocare. In fondo, la Libertadores è fatta solo per uomini duri.
Fino al 42’, cioè fino a quando Rivero si fa cacciare per doppio giallo lasciando il San Lorenzo in 10.
E fino al 59’, quando Falcao (sempre el Tigre) contende a centrocampo un pallone al difensore Bottinelli, che ha la meglio riuscendo a fare il retropassaggio al portiere.
Ma che all’improvviso perde la testa: ad azione conclusa inspiegabilmente il cuervo rifila un codazo in pieno volto a Radamel in area, che stramazza a terra. L’arbitro vede e non può far altro che usare il buon senso: rigore ed espulsione. Il gol del ‘Loco’ Abreu fa riesplodere il Monumental. 2-0, risultato complessivo 3-2 , 11 contro 9, in casa. Cosa ci può essere di sbagliato in una notte così?
Una cosa sola: Gonzalo Bergessio.
Ora, non sappiamo cosa gli sia scattato al Ciclón e soprattutto che rotella si sia sbloccata nella testa del Toro, ma quello che è certo è che giro di 3 minuti (tre) dal 69’ al 72’ Gonzalo crea il panico in area riverplatense, mettendo a segno una doppietta che avrà dell’incredibile: 2-2, in 9 contro 11, al Monumental, con il passaggio turno in tasca. I tifosi di entrambe le tifoserie di strabuzzano gli occhi. È assurdo quello che sta succedendo a Nuñez.
Ed è proprio in quel momento che avviene il Silencio Atroz: 80.000 anime trattengono il respiro in quella noche surreale, pensando forse a quella volta della nascita dell’Apodo ‘Galina’. Certo, si trattava di una finale, ma anche in quella partita nel 1966 contro il Peñarol il River si fece recuperare due gol, uscendone poi sconfitto.
La Banda rimane shockata fino al fischio finale, talmente imbambolata da non riuscire a fare più un’azione decente neanche con due uomini in più, col Pelado quasi dispiaciuto in volto per aver dato una tristeza infinita ai suoi ex tifosi. Quelli del San Lorenzo non ci credono neanche loro, hanno fatto l’impresa impossibile e ci vorrà del tempo per mettere a fuoco quanto appena compiuto.
Come ce ne vorrà ai giocatori River per assimilare il tutto. Il mediano Ahumada giusto un mese dopo dirà: “Davvero quello fu il giorno del Silencio atroz.”
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