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Si legge ‘Regolamento Afa’ e si traduce come ‘carta straccia. Se la rielezione di Tapia poteva far pensare ai molti una sorta di riforma del futbol argentino verso una maggior competitività con i club brasiliani in ambito delle Copas sudamericane in molti invece sono stati delusi. Non si comprende bene il motivo di tanta disorganizzazione a livello di campionati nazionali di una Federazione campione del mondo che grazie, solamente a Scaloni e Messi, è in ‘fuga solitaria’ nel ranking Fifa. Una doppia personalità quella di Tapia, impeccabile nella scelta – ma resa necessaria dalla condizione economica federale dell’epoca – di nominare Scaloni come Dt, diventato il tecnico più vincente nella storia della Selección, ma negligente nell’improvvisazione di gestire le varie competizioni nazionali.

La scelta di tornare a un torneo di 30 squadre viene applaudito dai presidenti nell’assemblea ordinaria federale ma inorridisce i tifosi delle loro squadre, desiderosi di un calcio meritocratico che tenga conto dei risultati maturati in campo. Non si capisce come si possa tollerare l’ennesima prepotenza di annullare le due retrocessioni e di conseguenza invalidare un torneo a dieci giornate dal termine. Dove sta il vantaggio, se non quello di premiare le squadre coinvolte nella salvezza? Perchè non concepire un format a stagione conclusa? La credibilità del futbol argentino va di nuovo a farsi a benedire e pazienza se verranno creati due gironi da quindici squadre, il tifoso medio argentino ne ha abbastanza di queste prepotenze.

‘Cercheremo di arrivare ad un torneo di 20-22 squadre’, diceva Tapia in una vecchia intervista del 2019, dopo aver fatto fuori l’unico progetto credibile chiamato Superliga. Bene, la prima promessa non è stata mantenuta, come del resto l’anno scorso, quando a sorpresa, sempre a torneo in corso, venne eliminata una retrocessione in Primera División e una in B Nacional, a quattro giorni dallo spareggio playout! La motivazione? Sempre la stessa: cambiare format in corsa alle competizioni. Le menti illuminate AFA, per invitare sempre più ‘amigos‘ alla mensa federale, avevano concepito un torneo di ben 38 squadre, diviso in due gironi. Una aberrazione poco comune, ma nulla a confronto con la ‘genialata’ di dichiarare concluso anzitempo i campionati per forza maggiore (Covid) della B per poi riprenderlo pochi mesi dopo senza tener conto dei risultati già acquisiti. Promozioni a tavolino, squadre che giocano contemporaneamente in due divisioni..e sarebbero ancora tante le paradossali invenzioni di una Federazione, che anzichè semplificare la matassa, la ingarbuglia a proprio piacimento.

E i club cosa dicono? ‘Ci sarà qualcuno che si contrappone a questo delirio’, si potrebbe pensare. A tenere alta la bandiera del dissenso qualche anno fa era il River di D’Onofrio, ma ora anche il Millonario si è piegato allo strapotere di Tapia. Solo il Talleres e l’Estudiantes manifestano ancora pubblicamente il rifiuto a questo fútbol, che rischia seriamente di implodere tra strette di mano e le pacche sulle spalle di chi vuole stare dalla parte del potere.

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