C’è poca voglia di parlare di futbol. I fatti di La Plata fanno tornare con i piedi per terra gli appassionati di calcio argentino nonostante il concitato finale di stagione della Primera. In questo episodio di ‘Cronache dalla Primera’ si cercherà di ricostruire cosa davvero è accaduto e come è stato possibile arrivare al dramma conosciuto. Che inevitabilmente ha segnato i tifosi di ogni credo calcistico. Forza, partiamo.
Si conclude in maniera dolorosa la ventitreesima giornata di Primera. Quello che doveva essere un altro capitolo dell’appassionante finale di campionato si trasforma in lutto per la morte del tifoso del Gimnasia e i disordini all’esterno dell’impianto sportivo.
Ventiquattr’ore dopo, lo stadio Zerillo è deserto, ma è come se si sentissero ancora le urla, gli spari e l’odore acre dei gas lacrimogeni. Il Bosque è sotto sequestro e le autorità cittadine sono alla ricerca del bandolo della matassa per tentare di spiegare una disgrazia di tali proporzioni.
A livello politico si assiste al prevedibile ‘scarica barile’. Secondo la procura il Gimnasia sarebbe responsabile della tragedia a causa dell’emissione e vendita di presunti extra tagliandi oltre ai biglietti esauriti in poche ore. Parole rispedite al mittente dal presidente del club tripero, che indica il fallimento totale del sistema operativo di sicurezza come evento scatenante della catastrofe.
CONSEGUENZE. In attesa delle indagini che dovranno far luce sulla vicenda, si assiste alla ‘caduta delle prime teste’. Il ministro della Sicurezza del governo di Buenos Aires, Sergio Berni, annuncia la sospensione dell’agente protagonista degli spari (proiettili di gomma) al cameraman della televisione argentina di TyC Sports. Ma ancora non basta. Il governatore della provincia Kiccilofok ordina la destituzione del capo dell’Operativo in questione. Troppo grande lo scandalo che ora sta segnando un paese intero.
Questi i fatti delle ultime ore. Ma la domanda è sempre la stessa. Come è stato possibile arrivare a questo punto?
Grazie alle testimonianze dirette ‘social’ di giornalisti presenti quella sera ci siamo fatti un’idea.
FOLLIA. Luis Fregossi è un giornalista che si occupa di Boca Juniors per vari media argentini. Inviato sul posto, racconta dettagliatamente la locura di quelle ore attraverso Twitter. ‘Migliaia di persone vogliono entrare in uno stadio già stracolmo. Stiamo raccontando come vari tifosi del Gimnasia siano entrati attraverso il cancello 5 senza biglietto, con alle barbarie della polizia che aggredisce uomini, donne e bambini’.
‘Gli incidenti sono iniziati molto tempo prima dell’inizio della partita. Quando le curve sono state chiuse e la maggioranza tanti socios volevano entrare regolarmente con il biglietto/abbonamento abilitato’.
‘Da lì è iniziato il caos generale. La polizia colpiva tutti quelli avevano una maglietta/abbigliamento del Gimnasia. Ho visto donne sdraiate per terra senza che nessuno le aiutasse. Bambini che piangevano per un colpo ricevuto o per gli effetti del gas. La repressione non si è fermata… è stata quasi un’ora di barbarie’.
Narrazione cruda ma reale, che fa riflettere. Non parliamo dunque di tifosi esagitati, di ultrà o peggio ancora, hinchas borrachos. No, qui parliamo di un ambiente sano, di famiglie, donne, bimbi, semplici tifosi, arrivati allo stadio con il biglietto o abbonamento in mano, per sostenere la propria squadra.
Continua Fregossi:
‘Poteva essere un massacro. Non c’è stata pietà, non facevano distinzioni, attraccavano a distanza ravvicinata tutto e tutti. Se le persone non fossero entrate sul campo di gioco, oggi staremmo qui a piangere la più grande tragedia del calcio argentino. Basta con questa follia! Il calcio sta morendo!’
C’era anche Leandro ’Tato’ Aguilera, celeberrimo giornalista Boca di TyC Sports. Questa la sua testimonianza:
‘Quello che abbiamo vissuto oggi è stato PAZZESCO. Immotivata repressione della polizia e disperazione di tifosi, giocatori, dirigenti, parenti di entrambe le squadre. Una persona di 57 anni è morta per arresto cardiaco. Non ho MAI sperimentato niente di simile. Poteva finire in un massacro’.
Morte e distruzione, nulla a che fare con il futbol. Il giorno dopo ci si interroga perchè migliaia di persone attendevano ai cancelli nonostante lo stadio fosse già completamente esaurito. Secondo il portale Dobleamarilla.com.ar sarebbero stati divulgati biglietti falsi, non ufficiali, al di fuori dal circuito AFA. Si legge nel articolo: ‘Fonti della polizia indicano che questi ingressi illegali, che non avendo alcun tipo di controllo, potrebbero essere stati affidati a qualsiasi privato. E uno dei sospetti è che sarebbero stati consegnati a membri dei barrabravas’.
Biglietti falsi. Questo spiegherebbe la quantità troppo elevata di tifosi presenti nei pressi dello stadio rispetto alla reale capienza dello stesso.
E poi c’è l’efferatezza della polizia. Senza cuore di fronte a donne, bambini o cameraman che svolgono il proprio mestiere. Hernan Castillo, altra figura giornalistica di rilievo in Argentina ci va giù pesante e indica la pista della vendetta interna come probabile motivazione dopo il recente cambio dei vertici della polizia. Un segnale degli stessi agenti, probabilmente scontenti e propensi a creare disordini per ‘dare un segnale’ all’interno del sistema. Un avvertimento.
‘Passano i minuti e l’indignazione aumenta. Perché tutto indica che quello che è successo ieri a La Plata è stato un segnale interno della polizia a causa del cambio di comando del quartier generale. In più, già al mattino c’erano stati incidenti senza motivi alla Facoltà di Lettere. Una vergogna’.
Le conseguenze della battaglia saranno note a tutti già poche ore dopo: terrore, un morto e centinaia di feriti. E poteva andare molto peggio. Nel momento più concitato, cioè quando giù dalla tribuna si sparano i lacrimogeni, la gente sugli spalti inizia a scappare, accalcandosi verso le reti di protezione del campo, contro i cancelli di sicurezza che rimangono inspiegabilmente chiuse. Con gli incidenti, i lacrimogeni alle spalle, l’impossibilità di defluire in campo e il panico che minuto dopo minuto aumenta. In sostanza, si sfiora la carneficina.
‘Vedendo le immagini dei tifosi uscire dallo stadio del Gimnasia non riesco a capire perche i cancelli erano chiusi, non è capitata la tragedia dell’Indonesia di pochi giorni fa (125 morti) solo perchè Dio è argentino. E’ stato veramentre un miracolo’.
Solo la prontezza e la lucidità mentale di chi è già sul campo, fa si che, forzando la rete metallica, avvenga il ‘provvidenziale ‘riversamento umano’ sul terreno di gioco attraverso varchi di fortuna. E anche perchè Dio è argentino.
Alla fine della triste storia sembrano incastrarsi tutti i pezzi del complicato puzzle: abbiamo: un club o qualcuno che stampa e vende biglietti falsi/ migliaia di tifosi regolarmente abilitati all’ingresso, però confinati al di fuori dallo stadio/ le provocazioni della polizia che iniziano a sparare all’impazzata senza alcuna motivazione/ un morto per malore e centinaia di feriti/ i cancelli chiusi delle tribune e l’apertura di varchi di fortuna nella rete metallica di contenimento. Tutto questo in 45 minuti. È un miracolo piangere solo un morto.