Nella notte debacle (3-0) senza attenuanti per la squadra di Miguel Russo che esce meritatamente dalla Copa. Rimane la delusione di non averci neanche provato.
Resa totale. Il Boca esce dalla Copa Libertadores nella maniera peggiore, senza nemmeno lottare. Dovevano essere 90’ di pura garra, concentrazione e determinazione per riuscire a segnare quel gol che avrebbe cambiato radicalmente il discorso qualificazione. Niente di tutto questo.
Inesistenti, inconsistenti, senza nervo, è inexplicable quello visto stanotte. Se ieri il River ci faceva sognare con 90’ di puro futbol, il Boca Juniors ci faceva tornare sulla Terra senza paracadute. E dire che al ritorno dei quarti col Racing ci eravamo illusi, ammirando finalmente undici guerrieri col coltello tra i denti, desiderosi di dar la vita in campo per quella Copa tanto sognata.
E invece il sogno da questa notte rimane tale. Il Boca a San Paolo affonda letteralmente perdendo la bussola (incluso Fabra) e rischiando l’imbarcata finale. Le prospettive di un’approdo in finale c’erano tutte alla vigilia, a partire dal capitano Tevez, con quella voglia di riuscire a conquistare la Libertadores dopo l’ultima di 14 anni fa. Si naufragava invece nel mare della depressione e della disperazione, frutto dell’atteggiamento del tutto incomprensibile e di una manovra di gioco mai come questa notte così sterile. Non è facile capirne i motivi, se cercarli sull’identità di squadra, mai troppo convincente e spesso affidata ai singoli o trovarla nella partita in sè, nata male e finita peggio.
Il Xeneize gioca infatti i suoi più brutti 90 minuti dell’inizio della competizione, dilapidando tutto ciò di buono visto finora. E non stiamo parlando delle riserve, parliamo di un Salvio apatico, di un pulpo Gonzalez e Campuzano irriconoscibili e umiliati a centrocampo; di Tévez mai pericoloso, di un Villa col freno a mano tirato. La preoccupazione è totale, di squadra, difficile salvare qualcuno, anzi impossibile. Il Boca è rimasto a Buenos Aires con la testa e con le gambe. E’ stato uno spettacolo indegno dopo le attese spasmodiche della vigilia, una vergogna non provare a impostare neanche un’azione degna di tal nome. Un blackout totale che si traduceva in campo in goffi tentativi di azioni, raffazzonati e imbarazzanti, totalmente inadatti per competere in una competizione come la Libertadores.
Non sappiamo cosa sia davvero successo alla squadra ma non c’è troppo tempo per piangersi addosso. Russo deve resettare al più presto l’equipo per l’altra finale, quella di sabato notte nella Copa Maradona contro il Banfield, squadra fiera e solida. Non ci si giocherà la Primera o la Libertadores ma il rischio di un’altra imbarcata ora è reale.
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