
La complessa galassia arbitrale argentina sta implodendo, lentamente. È solo questione di tempo. Sono ormai lontani i tempi quando Horacio Elizondo, primo fischietto argentino in assoluto, dirigeva la finale di Copa del Mundo 2006 in Germania, o quando Néstor Pitana incoronava la Francia campione dei Mondiali 2018 a Mosca. I due più carismatici direttori di gara che il calcio argentino abbia mai conosciuto hanno scelto la via dell’esilio. Il primo, è responsabile nazionale dei fischietti ecuadoreños mentre il Pitana è il direttore dell’associazione arbitrale in Costa Rica. Come è potuto accadere?


Elizondo e Pitana, gli unici due arbitri argentini ad arbitrare una finale mondiale
In Argentina la meritocrazia non esiste. E neanche l’ascolto. Chi solleva un problema è additato come terrorista e non utile al sistema. Con l’ascesa di Claudio ‘Chiqui‘ Tapia come presidente della Federazione si è iniziato un ciclo vizioso che ha fatto tabula rasa degli oppositori del ‘Regime Tapia‘, iniziando con la cacciata di Elizondo dall’incarico di direttore degli arbitri per rimpiazzarlo con Federico Beligoy, ex arbitro, ma riciclatosi come dipendente in una casa editrice di romanzi. Via gli Elizondo e i Pitana; dentro figure di più bassa elevatura ma fedeli alla linea del potere. Da allora iniziano a diventare eclatanti le sviste o i favori – dipende dai punti di vista – , verso le squadre minori legate al potere, perchè la famiglia viene prima di tutto e c’è da preservare amici e parenti. Come nei confronti del Barracas Central, presieduto dal figlio di Tapia, o il Deportivo Riestra dell’amico fraterno Victor Stinfale, aiutato nella salita in A e ‘conservato’ nell’ultima stagione anche grazie l’annullamento delle retrocessioni. O parlando delle varie squadre minori provenienti dalla zona santinguña, stessa provenienza di Pablo Toviggino, braccio destro di Tapia all’AFA, promosse quasi tutte in blocco verso le divisioni superiori.
Favoritismi eclatanti e a volte troppo espliciti, in barba anche al supercontrollo del VAR. Come ad esempio l’ultima sfida tra Barracas e Banfield, dove il gol del Guapo è convalidato nonostante un fuorigioco visibile anche ad occhio nudo. Tutti aspettano allora l’uscita degli audio VAR, ma nel momento nel tirare le linee, si intuisce che il video è manomesso ed è stato oggetto di video-montaggio. Sfida nella quale era presente Julian Beligoy come quarto assistente.
Non sono tanto gli errori arbitrali, nonostante Beligoy definisca i suoi adepti come i ‘migliori del mondo’, a scandalizzare i giornalisti che ‘cantano fuori dal coro’, ma l’abuso di potere che sistematicamente la ‘cupola’ consuma sotto gli occhi di tutti. Come il nipote del presidente Tapia, Sebastian Martinez, promosso come arbitro internazionale dopo la rapida ascesa dalla quarta divisione alla Primera División in poco meno di tre anni. O come il caso del sopracitato figlio di Federico Beligoy, Julian, quarto uomo, incapace di immetere i numeri nel tabellone elettronico delle sostituzioni, ma già primo arbitro di terza divisione. Sentiremo presto parlare di lui. Di certo, è il prossimo dettaglio che rende maggiormente chiara la situazione arbitrale attuale. Per non lasciare nulla al caso, il Direttore dell’associazione arbitrale federale, Federico Beligoy, risulta essere anche Segretario generale dell’associazione arbitri argentini. Datore di lavore e allo stesso tempo sindacalista degli stessi fischietti. Una locura.
Ma nell’omerta più assoluta forse qualcosa si sta muovendo. Nella consueta videochiamata tra arbitri e Beligoy all’inizio della stagione, Ramiro Cabrera, ‘storico’ guardalinee della B Nacional, ha ‘chiuso la bocca’ a Beligoy con un monologo, facendosi portavoce di tanti altri colleghi timorosi di esprimere il proprio pensiero. “Dato tutti che commettiamo errori arbitrali, ci potreste dire il criterio per cui sospendete gli arbitri? Su che basi giudicate gli errori arbitrali? Non dovete tenere conto solo del nome dell’arbitro quando lo difendete. Non pensare solo a te stesso, Beligoy…ci sono dei ragazzi govani che muoiono dalla voglia di arbitrare, ma che vengono scavalcati da altri senza validi motivi”. Lo rivederemo mai più il Cabrera? Ma soprattutto, a chi dovrebbe rivolgersi un arbitro per avere un minimo di tutela professionale? Al direttore federale …o al sindacato arbitri?