Chi si scusa, si accusa… è così che il buon Domán, alla stregua del peggior Quisling ha provato a giustificare le proprie dimissioni.
Lo ha fatto utilizzando alcuni dei più classici cliché in salsa sudamericana, ovverosia le “ricorrenti minacce di morte” ricevute, le “inattese e sottostimate difficoltà nel gestire l’entità della pregressa situazione patrimoniale del club con le relative ripercussioni”, concludendo il proprio soliloquio chiosando sul clima da “tutti contro tutti” che pervade l’intera cupola presidenziale che, a suo dire, avrebbe impedito anche l’attuazione delle normali operazioni quotidiane.
Lascia il timone di comando al vicepresidente Grindetti (che per l’occasione si prende una licenza di trenta giorni da quello che è il suo vero lavoro, ovvero essere il “sindaco” di Lanùs) che altro non è che il braccio armato della vera eminenza grigia della cupola al comando del club, al secolo Cristian Ritondo, politico di spessore nazionale, nonchè ex vice governatore della provincia di BAIRES.
A quest’ultimo si deve anche tutta la messinscena del personaggio Domán, dalla sua candidatura, alla sua elezione, passando per la “non scelta” di un ingaggiare un entrenador fatto e finito utile per la causa, assumendo anzi per il ruolo, un soggetto, Stillitano, il cui unico plus (sic) era quello d’esser stato aiutante di campo di quella calamità chiamata Ariel Holán, durante il suo trascorso nel club.
Nestor Grindetti, presidente ‘ad interim’ del Independiente
Un fantoccio che al momento opportuno è stato esibito come uomo nuovo e di rottura rispetto al passato e successivamente, al primo momento di difficoltà a 360 gradi, è stato gettato in pasto agli squali della parte più reazionaria e bigotta della hinchada roja.
Quella che vive nel ricordo perenne della gloria passata e che, con metalità medioevale rifiuta di comprendere che le dinamiche del calcio sono decisamente cambiate dai quei tempi; la stessa che prima ha dato il beneplacito alla scelta del figurante sul banco e poi ne ha chiesto il pubblico scherno.
Venendo accontentata in parte però perchè, notizia di oggi (ieri per chi legge) il nuovo e flamante entrenador sarà nientemeno che il Ruso Zielinski, resultadista e discepolo della prima ora del profe Bilardo, quindi un hombre totalmente avverso alle vedove del futebol bailado.
Nota a latere: i caudillos di cui sopra (Ritondo, Grindetti) sono tutti fedelissimi del caro vecchio Mauricio Macri. Niente è casuale in tutto ciò.
Dal loro avvento in luogo della vecchia dirigenza vicina al kirchnerismo, sino all’utilizzo dell’Independiente come ostaggio per raggiungere quelli che sono i loro veri obiettivi. Ovviamente politici e non deportivi, nel lungo periodo. La sterzata di questi giorni all’interno delle dinamiche societarie dell’Independiente, cioè la repentina decisione di Domán di lasciare la dirigenza, ha quindi il suo perchè.
Ricardo ‘el ruso’ Zielinski. nuovo Dt Independiente
Così come la scelta di Ricardo Zielinski per la panchina. Un’operazione più simile alla finanza d’azzardo che di programmazione, di visione a lungo termine. Una scelta comunque che, al netto di qualsiasi discorso si possa fare a prescindere, rimane affascinante. Perchè folle nel suo insieme. Del Ruso soprattutto, una scommessa su se stesso che solo un verdadero loco potrebbe prendere in considerazione e compiere con successo. Un’operazione in stile Caruso Lombardi per intenderci, unico vero extratrerrestre nel panorama argento, a livello di salvataggi impossibili dal descenso.
Un matrimonio di interesse comune per entrambe le parti che, in caso di bontà dei risultati (leggi: evitare in primis il descenso e poi riportare il club ad un livello quantomeno presentabile a livello nazionale), sarebbe un formidabile trampolino di lancio per tutti.
Per il Ruso soprattutto, voglioso di rivincite dopo le infelici parentesi vissute alla guida di Estudiantes e del Nacional de Montevideo (ma anche sulla panchina di quegli altri di Avellaneda) dopo i fasti e le maravillas ottenute alla guida del Belgrano de Cordoba (col quale condannò il River Plate al descenso nel 2011) e dell’ Atlético de Tucumán.
E quale occasione migliore per iniziare (anche solo non perdendo magari) il proprio percorso se non il clasico di domenica contro gli strisciati.
Un partido da giocare, in qualsiasi situazione, con quelli che sono i mantra del suo credo futbolistico: compromiso, realismo y actitud. Figurarsi poi nel caso attuale, dove l’Independiente non ha nulla da perdere ma solo da guadagnare; benzina per il fuoco di tutto quello che questa settimana ha portato con sè.
Perchè comunque vada a finire, questo non sarà un clasico noioso nè scontato; il primo, finalmente dopo tempo immemorabile.
Aguante Rojo.