I ventotto giorni più incredibili della storia argentina. Quelli della gloria immortale. Il lungo viaggio della Scaloneta nel mondiale di Qatar 2022, raccontati tappa dopo tappa.
Tappa 3 – La rinascita di Leo e della Selección dopo la ‘finale’ col Messico.
L’Argentina si richiude in se stessa. Troppo grande il colpo psicologico inflitto dall’Arabia Saudita per pensare a sogni di gloria. Ora ci si affida al piano B, che non è stato preparato, giocandosi una finale anticipata contro il Messico per conquistare i primi tre punti, che ora, appaiono necessari per la sopravvivenza. Non si fanno più calcoli, la sfida l’ex Tata Martino, pensata alla vigilia come una gara da pareggio, diventa di colpo l’ultima possibilità per non far naufragare il castello costruito in due anni e mezzo dal Dt Scaloni.
I responsabili della comunicazione della Selección chiudono i rubinetti ai corrispondenti argentini sulla divulgazione degli aneddoti extracalcistici del ritiro. Si inizia a remare tutti dalla stessa parte, mirando solo all’aspetto sportivo. C’è insomma una forte presa di posizione di maturità da parte di tutti gli addetti ai lavori per affrontare al meglio il prossimo evento. Niente viene lasciato al caso.
Lautaro, nonostante un secondo tempo inesistente contro l’Arabia, ripartirà titolare. Sarà la sua ultima gara mundial dal primo minuto. “Ai Mondiali non c’è tempo di piangersi addosso. Bisogna pensare solo alla vittoria perché è questo che ti impone questa camiseta“, dirà proprio el toro nella conferenza pre partita.
Contro il Messico, Lio Scaloni sorprende tutti variando sistema di gioco e cambiandone addirittura cinque, nel tentativo di dare la scossa alla squadra. Dal 4-2-3-1/4-3-3 dell’esordio si passa ad un più conservativo e sobrio 4-4-2. Si cambiano tre pedine su quattro della difesa; con il Cuti Romero, non ancora al 100%, in panchina per el carnicero Licha Martinez. Si sostituiscono anche i pistoni delle fasce, con Tagliafico che prende il posto dell’huevo Acuña e Montiel per Molina. A centrocampo Guido Rodriguez mediano al posto di Paredes e MacAllister che parte dal 1′ sostituendo el Papu Gomez. Il Dt per la partita cruciale si affida alla ‘vecchia guardia’.
“Sono tranquillo“, ammette Scaloni nelle dichiarazioni della previa. “Domani scenderemo giocando fino alla morte. Sono sfortunato che la sconfitta sia arrivata nel debutto della Coppa del Mondo, ma sono fortunato che sia successo nella prima partita. Puoi perdere una partita, ma il problema è poi come ti rialzi“.
Nel frattempo, il clima del contesto mundial si surriscalda. I tifosi messicani, mai troppo amici della Albiceleste, iniziano -dopo la sconfitta contro l’Arabia– una campagna di scherno contro Leo Messi. Los mexicanos fiutano la storica possibilità di ‘far fuori’ l’Argentina e di colpo diventa virale il coro ‘Donde està Messi’ e ‘Ciau Messi’, che non fa che accendere ancor più un match, già di per sè decisivo. Una sconfitta argentina equivarrebbe infatti all’eliminazione clamorosa della Scaloneta.
Si registrano addirittura scontri tra tifosi messicani e argentini il giorno precedente alla partita. La seconda partita del gruppo C diventa in tutto e per tutto questione di vita o di morte, dall’una e daal’altra parte.
E’ la partita dell’orgoglio, di un Paese intero, ma soprattutto di Leo Messi, secondo alcuni giornalisti ‘vecchio talento’ e ‘vicinissimo all’ennesimo flop della sua mediocre carriera in nazionale’. Dopo un palpitante brutto primo tempo, al 64′ è proprio la Pulga di Rosario a risolvere la gara. Assist del Fideo Di Maria e gran conclusione angolata del capitan, che supera Ochoa per l’uno a zero. Sollievo per l’Albiceleste.
Da questo gol ricomincia di fatto l’avventura mondiale della Selección, facendo scattare il famigerato ‘clic’ nella testa della squadra. Scaloni mette in campo Enzo Fernandez e Julian Alvarez e il Dt trova finalmente l’alchimia perfetta per come affrontare il resto del mondiale. Enzo Fernandez si mette in luce con un gol straordinario che fa spellare le mani ai presenti. MacAllister si dimostra pedina imprescindibile mentre l’Araña arriva a una maturazione psicofisica impensata fino a poco tempo prima.
La creatura di Scaloni riaquisisce fiducia in sè stessa, come del resto Leo Messi. Ora si può rialzare la testa: l’Albiceleste è ancora in corsa in Qatar.
3 – continua.
Tappa 2 – Il psicodramma Arabia Saudita.
“E’ certamente un mondiale speciale per lui. L’ultima occasione, la sua ultima Coppa del Mondo, sarà la volta buona?”, commentano i giornalisti di tutto il mondo il 22 novembre, nei minuti che precedono la partita con l’Arabia Saudita al Lusail Stadium. Di certo, seppur sia naturale ‘maneggiare la questione mondiale con cautela’, sono alte le aspettative di una nazione, che forse per la prima volta sente davvero che può fare l’impresa, forte di un gruppo solido e capace di conquistare una Copa America e una Copa Euroamericana in solo anno, come mai successo prima. I presupposti ci sono, come pure lo stadio a maggioranza argentina e il vantaggio dopo appena nove minuti. Fallo in area su Paredes e Leo Messi che si incarica del tiro. Portiere da una parte, palla dall’altra, partita virtualmente conclusa e nuovo record di imbattibilità in arrivo.
Alzi la mano a chi ha pensato a un finale diverso, a maggior ragione dopo i tre gol annullati per fuorigioco tra Lautaro e Messi. Finisce il primo tempo 1-0 e l’Argentina sembra di nuovo padrona del proprio destino. Almeno fino al 47′. Perchè, un minuto dopo, accade l’imponderabile. Al Shehri vince in velocità il duello con Romero e con un diagonale millimetrico fulmina Emiliano Martinez. Passano appena cinque minuti e Al Dawsari fa il gol della vita. Serpentina incredibile in mezzo a Molina, Di Maria, De Paul e Paredes e rete magnifica sul secondo palo, all’incrocio. Psicodramma Scaloneta, e siamo solo al 52′.
L’Argentina è in ginocchio, nel vero senso del termine. Messi cerca di spronare i suoi ma per la prima volta in due anni e mezzo la Seleccion si trova nella condizione psicologica non facile di dover rimontare il punteggio. E per lo più, dopo la remuntada in cinque minuti. Eppure c’è più di un tempo per recuperare, ma l’equipo si blocca mentalmente di fronte all’Arabia, in versione Brasile deluxe. Nonostante il costante assedio alla porta saudita, si materializza la prima clamorosa sorpresa mundial. Messi in campo è disorientato, come tutta la squadra. Arriveranno le prime critiche dalla stampa di tutto il mondo… tranne da quella argentina, che cerca di guardare avanti e ‘concede’ un’altra chance alla truppa albiceleste.
“È difficile digerire questo risultato”, dichiara Scaloni nelle dichiarazioni al termine della gara. “In quattro o cinque minuti ci hanno segnato due gol nei loro unici tiri in porta. Oggi è un giorno triste, ma dobbiamo alzare velocemente la testa ed andare avanti”.
Gli fa eco Leo Messi, che guarda già alla sfida decisiva contro il Messico. Molte volte la Pulga aveva definito il debutto come gara fondamentale, da vincere a tutti i costi. Ora, deve gestire addirittura l’umiliazione. “Bisogna che i tifosi si fidino”, ammette Leo, autore di una prestrazione sottotono, nonostante il gol. “È un duro colpo per tutti, per i tifosi e per noi. Non ci aspettavamo di iniziare in questo modo. Non ci sono scuse. Dobbiamo prepararci per le prossime partite.
Si assiste ad un vero e proprio shock di dimensioni impensabili. In colpo solo tutte le ilusiones vengono messe momentaneamente in stand-by dalla sconfitta, dall’ultimo posto in classifica e dal record frantumato …a causa dell’Arabia Saudita. La Selección entra in crisi mondiale fin dai primi novanta minuti. Doveva essere l’ultima chance di Messi. E ora?
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Tappa 1 – L’arrivo in Qatar e le prime difficoltà.
“Sarà la mia ultima Coppa del Mondo. La decisione è già presa”. Con questa ‘certezza assoluta’ iniziava l’avventura argentina nella Copa del Mundo più inusuale della storia calcistica. L’ultima occasione di Leo Messi di sollevare la Copa più gloriosa diventata obsesión dopo le precedenti quattro campagne fallimentari, e la continua comparazione con Diego Armando Maradona, facevano salire vertiginosamente le aspettative iridate per la compagine di Scaloni. Soprattutto, era la condizione fisica della Pulga che destava preoccupazione dopo i continui acciacchi al Paris Saint Germain. 35 anni, una condizione fisica ancora precaria e gli ultimi 28 giorni mondiali da vivere al massimo.
L’inizio del sogno mundial iniziava con la presa di possesso delle strutture da parte del corpo tecnico negli Emirati Arabi Uniti, sede prescelta per la mini preparazione prima del debutto mondiale. La quiete argentina era però destinata a non durare troppo a lungo. Dopo l’ultima amichevole contro la nazionale araba locale, Scaloni accendeva improvvisamente l’allarme: “Abbiamo problemi di infortuni, dobbiamo decidere se cambiare qualcuno dei 26 della lista”.
Dichiarazioni shock da parte del Dt. Nico Gonzalez è ancora infortunato mentre il tucu Correa si è lesionato il ginocchio nell’ultima amichevole contro gli Emirati Arabi; per entrambi non c’è verso di recuperarli entro tempi ragionevoli. Scaloni, assieme al corpo tecnico prendono la sofferta decisione di sostituirli con Angel Correa e Thiago Almada.
Dopo i pochi allenamenti programmati e dopo l’arrivo nel ritiro qatariota, si arriva alla vigilia dell’esordio mondiale. Messi è il giocatore prescelto per la conferenza prepartita assieme all’allenatore Scaloni. “E’ la mia ultima opportunità di compiere il sogno che ho dentro al cuore”, ammette per la seconda volta la pulga, confermando le dichiarazioni di poche settimane prima. Queste le parole che riempiono le colonne dei giornali nella previa. D’altronde, sembra pura formalità il primo impegno contro l’Arabia Saudita, squadra materasso sulla carta del girone C rispetto alle più impegnative Messico e Polonia. Si arriva anche dall’imbattibilità di 36 partite e ne basterebbe solo una per scavalcare l’Italia e abbattere il record assoluto. Tutto sembra già scritto a Doha. Inizia con grandi speranze e ragionevole ottimismo la mission della Scaloneta nel mondiale di Qatar 2022.
1 – continua