Quarti di finale – Stadio Losail Iconic
Olanda-Argentina 5-6 d.c.r. (2-2 d.t.s.)
Reti: 35’ Molina, 73’ rig. Messi, 83’ e 90’+11 Weghorst
Olanda: Noppert, Timber, Aké, van Dijk (c), Dumfries, de Roon (dal 46’ Koopmeiners), de Jong F., Blind (dal 64’ de Jong L.), Gakpo (dal 112’ Lang), Depay (dal 77’ Weghorst), Bergwijn (dal 46’ Berghuis).
All.: Louis van Gaal
Argentina: E. Martinez, Molina (dal 106’ Montiel), Romero (dal 77’ Pezzella), Otamendi, Li. Martinez (dal 111’ Di Maria), Acuna (dal 77’ Tagliafico), de Paul (dal 66’ Paredes), E. Fernandez, MacAllister, J. Alvarez (dall’81’ La. Martinez), Messi (c).
All.: Lionel Scaloni
Arbitro: Antonio Miguel Mateu Lahoz (Spagna)
Ammoniti: Timber, Acuna, Romero, Samuel (staff tecnico Argentina), Weghorst (dalla panchina), Depay, Li. Martinez, Berghuis, Paredes, Messi, Otamendi, Bergwijn (dalla panchina), Montiel, Pezzella, Dumfries, Lang
Serie rigori: van Dijk parato, Messi gol, Berghuis parato, Paredes gol, Koopmeiners gol, Montiel gol, Weghorst gol, E. Fernandez fuori, de Jong L. gol, La. Martinez gol
Albiceleste in semifinale “all’argentina”: meritando, soffrendo, con la tattica e i cambi di Scaloni, annichilendo l’avversario ma concedendogli chance insperate, con la classe di Messi e le parate decisive del Dibu Martinez, con “los huevos” del Huevo Acuna, di Molina, con la “frutilla del postre”, la ciliegina sulla torta di Lautaro che si sblocca segnando il rigore decisivo che piazza la Scaloneta tra le migliori quattro del mondo.
Partita maschia (13 ammoniti in campo e 3 dalla panchina), in un crescendo di emozioni e nervosismo, esploso inevitabilmente a fine partita dopo vari focolai durante la sfida. L’Argentina vince “solo” ai calci di rigore dopo aver creato tanto ed essersi trovata in vantaggio 2-0 a meno di 10’ dal termine dei tempi regolamentari.
Modulo praticamente a specchio per Scaloni e van Gaal: per l’Argentina difesa a 3 (o a 5 che dir si voglia) e quindi un solo cambio in confronto alla sfida con l’Australia negli ottavi, Lisandro Martinez per Papu Gomez. Le compagini si studiano, al 20’ il primo squillo di Messi con un tiro alto. Si gioca molto sulle fasce come cercavano ambo i tecnici: nel primo tempo soprattutto su quella presidiata da Molina e Blind con Acuna e Dumfries leggermente meno frizzanti nella prima frazione. Tanti duelli: Licha Martinez-Gakpo, Otamendi-Depay con Enzo Fernandez da una parte e de Roon dall’altra a fare legna in mezzo al campo e sfilare via palloni ai rispettivi avversari.
Al 35’ l’illuminazione arriva da chi se non lui: Messi riceve palla sulla trequarti da Molina, si porta appresso un paio di avversari e lo stesso Molina è lesto ad infilarsi in area di rigore alle spalle di Blind e Aké. La Pulga con la coda dell’occhio vede il lateral dell’Atleti e lo serve splendidamente con un’imbucata delle sue, Molina riceve con un bello stop a seguire di sinistro ed eludendo l’intervento di van Dijk fredda all’angolino Noppert con un tocco di punta con il destro.
Dopo 5’ di recupero termina la prima frazione. Scaloni non effettua cambi, per van Gaal staffetta atalantina (fuori de Roon e dentro Koopmeiners) e cambio tra quasi omonimi (esce Bergwijn ed entra Berghuis). Al 53’ Messi viene graziato dall’arbitro spagnolo Mateu Lahoz per un tocco di mano a centrocampo e più di qualcuno pensa al fatto che anche nel 1986 ai quarti di finale un fallo di mano del numero 10 e capitano argentino non fu sanzionato; chissà se sarà un segno del destino, l’ennesimo.
L’Argentina spinge con i suoi laterali, i migliori in campo insieme a Messi e Dibu Martinez. Molina da un lato e Acuna dall’altro tengono in apprensione i dirimpettai oranje. Proprio l’ex Ferro e Racing entra in area e viene agganciato dall’interista Dumfries: rigore. Messi, freddo come sempre, punisce Noppert: è 2-0.
Partita finita? Nemmeno per sogno, i cambi del santone van Gaal fanno effetto: i centimetri e la potenza buttati dentro con Berghuis, Luuk de Jong e soprattutto Weghorst fanno sì che, approfittando di un fisiologico calo d’intensità della Scaloneta, la partita si riapra.
Il numero 19 olandese Weghorst sigla un gran gol di testa su cross dalla destra di Berghuis all’83’. L’Olanda spinge ma l’Argentina sembra in controllo. Nel frattempo sono entrati Lautaro Martinez, Paredes, Tagliafico e Pezzella rispettivamente per uno spento Julian Alvarez, de Paul (acciaccato), Acuna (non ci sarà con la Croazia per squalifica) e Romero, ammonito.
Il genio di van Gaal, l’esecuzione perfetta di Koopmeiners e la precisione di Weghorst beffano 10 minuti dopo il 90’ una Scaloneta distratta: 2-2 e si va ai supplementari. Qualche tifoso argentino dopo aver metabolizzato il colpo fa i complimenti agli olandesi paragonando lo schema oranje a quello che portò al gol di Zanetti contro l’Inghilterra a Francia ’98.
Nella mezzora aggiuntiva tanto nervosismo, pochi spazi e zero situazioni pericolose nelle due aree di rigore fino ai minuti conclusivi del secondo tempo supplementare dove assistiamo in poco più di due minuti a quattro occasioni nitide per l’Albiceleste: due volte Lautaro, con prima il petto di van Dijk e poi i guanti di Noppert a dirgli di no, Di Maria che rileva Licha Martinez e cerca il “gol olimpico” (direttamente da calcio d’angolo, attento l’estremo olandese) e soprattutto il palo clamoroso di Enzo Fernandez allo scadere.
Si va ai rigori e sale in cattedra l’eroe della semifinale di Coppa America dello scorso anno: dopo aver ipnotizzato i tiratori colombiani nel luglio 2021 e murato l’australiano Kuol allo scadere pochi giorni fa, Emiliano “Dibu” Martinez si prende definitivamente buona parte de las tapas de los diarios, le prime pagine dei giornali, parando splendidamente i primi due tiri olandesi di capitan van Dijk e Berghuis e aizzando i 60000 argentini presenti a Losail.
Messi, Paredes e Montiel (anche lui non ci sarà per squalifica in semifinale) fanno il loro dal dischetto, Enzo Fernandez sciupa il primo match point ma poi ci pensa Lautaro Martinez a porre fine alla contesa sbloccandosi con il rigore finale che fa impazzire di gioia un paese intero.
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