Settimana impegnativa quella vissuta dal punto di vista emozionale dagli argentini (e non) tifosi della Selección.
Da martedì 22 novembre alle 7 di mattina fino alle 18 di mercoledì 30, orari di Buenos Aires, los hinchas dell’Albiceleste hanno provato sentimenti contrastanti in pochi giorni, con la fiducia sempre al massimo ma con un “golpe durismo”, come lo hanno definito Scaloni e Messi su tutti, da gestire e il crollo drastico e inatteso delle convinzioni acquisite con la vittoria della Coppa America e della Finalissima, l’agevole qualificazione al mondiale qatariota e la striscia di 36 risultati utili consecutivi.
La sconfitta con l’Arabia Saudita e i giorni successivi sono stati duri, per la squadra e tutta la delegazione ma soprattutto per i tifosi. La smania di tornare in campo era tanta, per dimostrare al mondo che lo scivolone fragoroso con i sauditi fosse solo un incidente di percorso, un semplice tamponamento per l’amatissima Scaloneta sulla “ruta mundial” con danni riparabili e una lezione preziosa in dono. Un paese intero in apnea per tre lunghissimi giorni tra discussioni su cambi di interpreti e invocato cambio, o meglio semplice ritorno, agli automatismi vincenti affinati nell’ultimo anno e mezzo.
La partita con il Messico, nel caldo sabato pomeriggio argentino, sembra il continuo del maxi-recupero comminato nella sfida con i (quasi) padroni di casa. L’apnea finisce, in un’esplosione di gioia e abbondante rilascio di serotonina, al minuto 64 della contesa con i centramericani. Sull’asse rosarino arrivano i pezzi di ricambio per una Scaloneta incidentata nel bel mezzo del deserto: come spesso accade li porta Leo, con l’aiuto del fid(e)o Angel.
Sono tornati quelli delle 36 partite imbattuti? Non ancora, manca un po’ di benzina per riportare il galleggiante su, per far traboccare il serbatoio di convinzione, la stessa di Carlos Salvador Bilardo manifestata in uno studio televisivo un anno prima della consacrazione mondiale di Città del Messico e divenuta leggenda, manifesto del “bilardismo” con il suo “yo no soy perdedor, yo soy ganador”.
Ma qual è la benzina della Selección? La convinzione nei propri mezzi, al di là delle prestazioni e prodezze di Messi. La rete bellissima di Enzo Fernandez su passaggio di Leo e i due gol che in un bel mercoledì pomeriggio di caldo nell’Interior stendono la Polonia (Molina per MacAllister e Fernandez per Alvarez) sembrano dire al gran capitano “tranquillo Leo, anche se sei in serata no, con il rigore sbagliato e qualche passaggio errato o non effettuato, possiamo pensarci noi pibes”.
Sicuramente c’è qualcuno che fino ad ora non ha brillato: De Paul, Paredes, Guido Rodriguez e Lautaro Martinez su tutti. Molti tifosi pongono l’accento sull’ottima difesa; “nos patearon tres veces al arco en tres partidos”, il che è vero con i due gol sauditi e la punizione di Vega con la parata plastica in tuffo del Dibu Martinez. La benzina c’è, i danni sono stati riparati, l’allenatore-autista è sempre più convinto delle sue scelte e dello staff che lo circonda: la Scaloneta è pronta per la sfida all’Australia.