Due giorni di absoluta locura hanno sconvolto la vita quotidiana di Londra. Migliaia di argentini hanno dato vita a Banderazos imponenti nella previa della Finalissima. Ecco cosa è veramente accaduto prima della sfida contro l’Italia.
La connessione. Quando atterri a Londra la prima ansia che arriva è quella della connessione dati. Funzionerà il roaming, resterò isolato per giorni? Quando poi arriva il messaggio ‘Benvenuto in Svizzera’ e sei già a Gatwick allora capisci che non ci sarà nessuna speranza.
Fortunatamente, dopo pochi minuti arriva il SMS giusto che ti fa tirare il sospiro di sollievo. Bene, il primo passo è fatto, ora vediamo che si fa nel pomeriggio. È l’antivigilia della Finalissima e la Selección sta per atterrare a Londra. Dove, non sarà mai dato di conoscere, dato che nessun giornalista argentino è in grado di sapere dove poggerà il piede Messi sul suolo inglese. Sarà difatti un volo privato a portare la Scaloneta in Inghilterra, con correlato trasporto Uber a bordo pista. Impossibile intercettarli. Il ritiro poi, è un mezzo castello inespugnabile, quasi alle porte della Scozia (!), circondato da fossati e controllato da affamatissimi levrieri tenuti a digiuno da almeno una settimana. Dicono che in passato un tifoso abbia provato ad avvicinarsi e non sia più tornato. Dicono però.
Ci si inizia a organizzare il pomeriggio. L’appuntamento è per le 18 in Trafalgar Square dove c’è in programma il Banderazo in appoggio alla Selección. Banderazo en Londres, increíble! Carichissimo, decido di arrivare in zona almeno un’ora e mezza prima per tastare il polso della situazione. Nella vicina Piccadilly vedo un gruppetto allegro di maglie argentine agitarsi e cantare a squarciagola con mezzo pub tra le mani. Dopo neanche un minuto arrivano un gruppetto di ‘policia’, che si avvicinano ai quattro, con non troppe nobili intenzioni. Decido allora di proseguire oltre per non avere problemi, e difatti, immediatamente arrivano uno, due, tre mezzi a sirene spiegate si avvicinano al luogo in questione.
‘Sarà un fiasco totale’ penso tra me e me dopo aver assistito alla scena. L’idea si rafforza ulteriormente dopo che un’acquazzone si abbatte in città, con la tipica spocchiosa arroganza inglese. Sempre più depresso, vado a fare un giro li vicino, frullandomi il cervello in cerca di un piano B. Ma al ritorno, con mio grande stupore, percepisco i ‘battiti’ dei bombos che squotono la piazza nonostante il diluvio universale. Si è difatti formato un gruppetto di circa 200 persone che ballano e cantano fregandosi alla grande dell’acqua, che nel frattempo scende copiosa. Il cuore ritorna alla vita, sincronizzandosi al ritmo proposto dal tamburo.
Mi unisco in piazza alle 17:45 e fortunatamente dopo poco, Diego intercede dall’alto per noi e arresta la pioggia. La festa allora può continuare con maggior intensità. Tamburi, piatti, bombos, grancasse, c’è tutto l’occorrente per far casino e gridare nel centro dell’Inghilterra con tutta la voce dell’anima ‘que no salta es un inglés’. In centro, a Londra! Man mano che passano i minuti la piazza si riempie di tifosi di tutte le estrazioni di fede. Ci sono hincha del San Lorenzo, Boca, River, Nueva Chicago, Independiente, Racing, Huracán Las Heras e tutte quelle che mai potreste minimamente immaginare. Tutti uniti sotto il nome della Selección, è questo il grande miracolo del pueblo argento. Pochi gli argentini provenienti dalla madre patria, dati gli elevati costi di aereo, biglietto e visto turistico. Arrivano da tutta Europa, tifosi affiliati alle varie peñas di club. C’è chi ha viaggiato dalla Spagna, Germania, Francia, ma anche da Italia, Polonia, Grecia, Andorra e altre parti del Vecchio Continente, che per una volta, possono liberamente dar sfogo alla propria argentinità assieme a centinaia di compatrioti sconosciuti. E poi come si fa a perdere l’occasione ‘de mirar Messi que juega una final? ‘No se puede boludo” rispunde Facu, ridendo dietro gli enormi occhiali da sole. Evento storico, senza dubbio, da raccontare agli amici quando si ritornerà a casa. “Ho avuto la fortuna di vedere Messi compiere la vuelta olimpica al Monumental con la Copa America” mi racconta Sofi, hincha de River, ma residente a Brema, tornata a Baires a settembre per l’occasione. ‘Quindi ora potresti vedere Leo con la seconda Copa’, gli domando. E lei senza rispondermi, sorride e quasi non ci crede.
Tecnicamente, la variabile delle agrupaciones europee fa forse la differenza in termini di qualità di tifo. Non troppo abituati ad un evento del genere, questi ragazzi tifano con una intensità inaudita senza alcuna sosta. Troppa la voglia per un giorno di lasciare il segno e di condividere con altri la festa. Ogni qualvolta parte un coro, ricomincia la locura, come se fosse il primo della giornata. In loop, così, per ore, ore e ore.
Sono le 19 e ora la piazza è piena, scalinate della Nacional Gallery comprese. Un’invasione argentina nel cuore di Londra è già il simbolo della supremazia albiceleste in terra ostile. Arrivano anche le televisioni. ESPN Argentina, TnT Sports e Canal 26 trasmettono in diretta. “No se puede creer” dicono gli stessi operatori video, abituati in patria, ma increduli di trovare una cosa del genere a Londra. Si cambia direzione, ora siamo tutti ai piedi dell’Ammiraglio Nelson, che probabilmente ha la nausea nell’udire cori inneggianti a Maradona, Messi e le Malvinas. Già, le Malvinas. Bandiere rivendicano l’appartenenza argentina delle isole, in Inghilterra e in centro a Londra. Una cosa che fomenta ancor più los hinchas invasati. Si, perchè nel frattempo non smettono di arrivare da tutte gli angoli. Birra a fiumi certo, ma c’è solo tanta voglia di divertirsi senza creare violenze. La polizia è presente, ma guarda da lontano senza troppo intromettersi.
Sono le 20 e inizio a domandarmi dove andrò a mangiare. La risposta arriva da sola: un pezzo di panino e un paio di birre saranno più che sufficienti. Qui nessuno non molla un centimetro. E allora, mentre cala la sera e i muscoli invasi dall’acido lattico chiedono invano pietà, si va avanti, a cantare a squarciagola e a saltare fino a notte fonda. Tutti uniti, tutti per un solo scopo, tutti in nome di Messi e Diego. E Shilton? Fischieranno le orecchie anche a lui, claro. A un certo punto si sente un boato. Ci si gira e appare il fratello del Dibu Martinez (un armadio) e il padre, arrivati anche loro per l’occasione a salutare i tifosi. Applausi a scena aperta e cori al Dibu, che inevitabilmente fanno il record di decibel.
Verso le 21 la folla decide di lasciare la piazza, invadendo le strade adiacenti, a mo’ di marcia, creando qualche problema al traffico che si ritrova inglobato in una fiumana umana. Nessun incidente o danneggiamento, al massimo un adesivo del Central appiccicato sopra lo stemma di una Mercedes. I londinesi a piedi o in bicicletta, sembrano apprezzare la festa collettiva e gli argentini, come gradimento, cantano ancora più forte, ballando con loro. D’altronde, c’è aria di festeggiamenti anche nella capitale inglese, dove tra pochi giorni si celebrerà il gran Giubileo della regina. La polizia invita la folla a tornare in piazza e ciò accade pacificamente. Si ritorna sotto il monumento per sparare le ultime cartucce di una giornata incredibile. Svociati, infreddoliti, ma col cuore caliente nel petto. Inexplicable. C’è pure uno dell’Aldosivi che raccoglie con un sacco nero le bottiglie e lattine lasciate per terra nella maratona del tifo, forse abituato nella più caliente Mar del Plata. Niente da dire, è tutto fottutamente così perfetto.
È già la grande vittoria dell’Argentina e dei suoi tifosi nella terra d’Albione. Un giorno memorabile che sa di riscatto e di rivincita morale. Per oggi può bastare così. Per la partita, ci si penserà domani.
1 – continua