Non è così scontato tornare alla vita reale dopo le emozioni destabilizzanti della Scaloneta. Soprattutto dopo la profezia che el Fideo proferisce al termine della sfida contro la Colombia.
El Fideo ora è in primo piano. È appena terminata la sua lezione di calcio sul campo e ora, sostituito, è pronto per la sacra promessa. Le telecamere fisse su di lui, ignare su quello che sta per accadere, ‘rubano’ il sogno più intimo del campione, quello che non potrebbe mai rivelare pubblicamente, se non con un diplomatico ‘vamos por más’.
Questione di attimi. I movimenti delle labbra vanno in automatico, come nella pronuncia un solenne voto. “Torneremo un’altra volta, torneremo ad essere campioni, come nell’86” dice Ángelito, quasi a prometterlo a sè stesso.
Parole che hanno del clamoroso e apparirebbero inopportune se l’autore non fosse uno come Di Mária. Il labiale appena accennato, rivela anche la doverosa necessità del campione di proclamare la formula, esteriorizzandola. Non basta più il pensiero. C’è bisogno di pronunciarla anche con le labbra per esorcizzare ogni tabù, per crederci davvero.
REWIND. Il telefono a Parigi non squilla. Nessuna chiamata da chi davvero potrebbe regalargli il sogno. Sono ormai lontani i tempi in cui el Fideo giocava assieme all’amico Messi in Albiceleste. Di María è ormai fuori del giro, additato come uno dei responsabili della fallimentare campagna della Selección in Copa America del 2019. Bollito, vecchio: sono gli epiteti più eleganti.
In Federazione ora il diktat è ringiovanire la rosa, promuovendo i nuovi profili usciti dalla Sub 23. Ángel Fabián Di María Hernández nel frattempo continua a convincere a Parigi, nel club più ricco del mondo, e da vecchio. Fondamentalmente non riesce a capire le reali motivazioni della mancata convocazione, ossia, se davvero è una questione anagrafica o se c’è dell’altro. Nel novembre 2020, quando ancora è in esilio, decide di concedersi ad una radio argentina, Radio Continental, per una breve intervista. La scelta si dimostrerà quanto mai azzeccata, perchè saranno quelle le parole che faranno da spartiacque alla sua storia.
Giornalista: “Scaloni ha diramato i convocati (ottobre 2020). Come la spieghi la tua assenza dalla Selección?
Di María: “Non riesco a trovare una spiegazione, non ho parole. Per me giocare nell’Argentina è il massimo, lo è sempre stato. Ho difficoltà ad accettare questa situazione nonostante stia giocando bene qui (PSG ndr). Fosse per me, tornerei di corsa. Sono loro (Scaloni) che non mi chiamano”.
Pensi che la tua assenza sia dovuta all’età?
“Avrò 32 anni anche domani. Sono vecchio? Allora lo dovrebbero essere anche Otamendi, Messi e il Kün”.
Ti arrenderai?
“Finché resto in piedi continuerò a sperare. Fino al giorno in cui mi diranno ‘non ti convocheremo mai più’, continuerò a lottare per avere una chanche. È sempre stato il mio sogno fin da bambino e ogni volta che gioco con quella camiseta penso solo a poter avere un’altra possibilità, per continuare ad esserci. Lo desidero con tutta la mia anima, è anche per questo che mi rompo il ‘culo’ ogni giorno nel club”.
Scaloni ha convocato addirittura 30 giocatori.
“Non so se basta la chiamata di Scaloni, basta saperlo. Uno può essere consapevole che a volte può esserci e a volte no. Lui decide chi chiamare e probabilmente me lo sarò meritato. Da parte mia continuerò a lavorare duro e so che avrò una nuova opportunità, perché conosco bene come mi sto impegnando per questo sogno”.
CHIAMATA. Le parole dell’attaccante hanno un’impatto mediatico che deflagra l’opinione pubblica. Subito si assiste allo schieramento dei pro e dei contro. Da parte di Scaloni, arriverà come risposta un diplomatico “Non chiudo le porte a nessuno, la Nazionale appartiene a tutti’, anche se, tutti sanno che si tratta di frasi di circostanza.
Escluso di nuovo il mese dopo contro Ecuador e Bolivia, il sogno di Ángel ricomincia a riprendere quota dopo gli exploit in Champions e in Ligue 1. Impossibile ora tapparsi gli occhi. La convocazione contro il Paraguay di novembre 2020 diventa finalmente ufficiale, ora la cosa diventa palese anche ai detrattori. E al netto delle circostanze, la chiamata arriverà appena in tempo per mettersi in mostra in occasione della nuova Copa America, di scena qualche mese dopo, di nuovo, in Brasile.
Da lì, è un crescendo costante di prestazioni straordinarie che aiuteranno la Selección ad avanzare nel torneo, ad affermarsi con nuove convinzioni, fino alla sua rete che decide la finalissima. Di María di colpo ‘dà vuelta’ alla sua carriera nell’Albiceleste, diventando l’eroe senza tempo, che rompe l’incantesimo durato 28 anni e fa felice un intero Paese.
Inizia una continuità personale mai vista prima, che trascina, assieme al nuovo gruppo, la Scaloneta al nuovo record assoluto di imbattibilità.
E allora, alla fine dei conti, forse quell’attesa è dolorosamente servita per godersi al meglio queste nuove conquiste. La Nazionale e un Paese intero sono ormai ai suoi piedi, ipnotizzati dalle sue giocate, dai suoi numeri. Ha riconquistato tutti con la sua caparbietà, umiltà e innata classe. Scaloni per primo. Ángel ora è il leader silenzioso che parla solo con i fatti.
“Dobbiamo continuare a lavorare con questo sacrificio e con questa umiltà. Questo momento è per tutti quelli che ci hanno preceduti e per quello che non sono potuti esserci. Non importa chi scende in campo. Dobbiamo continuare ad avere questa mentalità”.
Si ritorna allora all’inizio, con quel ‘Torneremo un’altra volta, torneremo ad essere campioni, come nell’86’, che adesso, dopo la rabbia e i numerosi sacrifici vissuti, appare come un giuramento ancor più solenne verso la prossima tappa del Mundial. Nonostante i 33 anni.
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