Certamente dopo due mesi dalla gloria argentina in Brasile ci si attendeva di più dalla ‘rivincita’. E’ scandalo in Brasile, sospeso dalle autorità sanitarie brasiliane il superclasico delle Americhe.
Doveva essere futbol spettacolo e invece si è trasformato una vergogna di proporzioni mondiali. Brasile-Argentina aveva tutti i crismi in dote per far divertire gli appasionati di futbol: Clasico de las Americas, Messi e Neymar, insomma tutti gli ingredienti per una partita dalla mistica sudamericana.
Nel secondo turno di Eliminatorie mondiali a San Paolo invece accade di tutto. Dopo appena cinque minuti di gioco arriva inaspettata la doccia fredda. Membri delle autorità sanitaria locale (ANVISA) invadono letteralmente il campo di gioco, alla ricerca di quattro giocatori argentini, a dir loro, rei di aver evaso la quarantena obbligatoria e necessaria per entrare in Brasile. L’arbitro non può far altro che dichiarare sospesa anzitempo la partita. Dopo tre ore di segregazione negli spogliatoi, finalmente la delegazione argentina può lasciare il Brasile, ‘scortata’ anche dall’ambasciatore argentino di San Paolo. Si concludeva così un incubo per tutti i componenti della squadra albiceleste.
LA RICOSTRUZIONE. Ma perchè è accaduto tutto questo? Tutto nasce da una legge dello stato brasiliano che impone la quarantena obbligatoria di 14 giorni per chi arriva dal Regno Unito. Dibu Martinez, Cuti Romero, Emi Buendìa e Gio Lo Celso arrivano dai club della Premier League e chi proviene da lì, è obbligato ad osservare all’arrivo in Brasile un isolamento obbligatorio di 14 giorni. Almeno, per le persone comuni. I calciatori sono regolamentati in altro modo.
Dunque. la Federazione argentina arriva il venerdì mattina allo scalo aeroportuale di San Paolo. Alla dogana l’intera delegazione viene registrata e vengono dichiarate le provenienze di ogni componente. La squadra va in albergo (Marriott) in attesa dell’allenamento pomeridiano. Sabato arriva un’informativa che avvisa il plantel argentino che i quattro non potranno essere della partita, causa mancato isolamento. L’Afa informa immediatamente la CONMEBOL che ribadisce l’assoluta infondatezza della cosa. Esiste infatti un protocollo firmato dalle federazioni sudamericane, avallata dalla Fifa che ‘bypassa’ le varie quarantene locali, imponendo solamente una bolla sanitaria di 72 ore, con tamponi negativi, dall’arrivo nel Paese, al giorno della partita.
Domenica a mezzogiorno (in Brasile) la situazione sembra del tutto rientrata. Le parti in causa (CONMEBOL, FIFA e Governo brasiliano) secondo Globo, hanno mediato tra loro con profiquo. In sostanza non c’è niente da temere. In realtà l’ANVISA sta progettando (all’insaputa o no della CBF, la federazione brasiliana) il gran finale a sorpresa, probabilmente (o no) a insaputa del governo centrale brasiliano.
Ma torniamo alla partita. Dopo gli inni nazionali e appena dopo 5 minuti di gioco si nota un parapiglia sulla linea laterale vicino alle panchine. E’ il fantomatico personaggio della sicurezza/polizia che per conto dell’ANVISA, riesce ad invadere il campo (armato, ma si scoprirà dopo), cercando personalmente di trascinare fuori quattro giocatori. E il motivo è sempre quello, la mancata quarantena. E’ semplicemente l’inizio di uno scandalo che diventerà di proporzioni mondiali.
Si rischia in effetti la rissa con tutti i giocatori argentini che bloccano lui e i colleghi funzionari a protezione dei compagni, La partita finisce ancor prima di iniziare, perchè l’arbitro decreta ufficialmente la sospensione della sfida. Il delegato CONMEBOL invita Scaloni e squadra a scendere negli spogliatoi.
Un finale assolutamente impensabile, imbarazzante, vergognoso, nella peggior tradizione sudamericana. Il quale rischia di penalizzare fortemente il Brasile. Dal lato argentino, la l’AFA chiederà i tre punti a tavolino (con danni morali/immagine?) al tribunale disciplinare della FIFA, forte anche del referto dell’arbitro, che dichiarava la sospensione della partita causata dell’ingresso di un agente esterno all’organizzazione della partita.
Sono inamissibile e fuori luogo queste intromissioni di apparati locali nonostante protocolli sanitari rigidi, adottati dalla Conmebol, e considerando l’organizzazione quasi impeccabile dalla recente Copa America sempre in Brasile. Ma ci sono elementi che non tornano in questa storia, come le tempistica. Perchè non fermare subito all’aeroporto i calciatori ‘sospetti’ dopo l’esibizione dei passaporti? Perchè non andare durante tre giorni di soggiorno nell’albergo della Seleccion, e perchè, invadere il campo dopo cinque minuti di partita? Un’imboscata bella e buona, ma a quale pro? Quella forse di preservare una squadra decimata da12 assenze importanti, sperando magari in un rinvio? Domande, che al momento non trovano risposte. Si spera che nei prossimi giorni la matassa si dipani. Ne hanno diritto tutti quelli con un minimo di buon senso.
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