Serata magica indimenticabile per il Colón Santa fé, da ieri con una stella in più sul petto. Piegata la resistenza del Racing: la Copa de la Liga 2021 è realtà!
Il Colón Santa Fé è campione della Copa de la Liga 2021!“. E’ questo l’annuncio che viene dato dalla televisione alle 01:59 italiane dopo la vittoria in finale contro il Racing Club de Avellaneda. Ed è quello che volevano sentire i numerosissimi Sabaleros col cuore in gola a casa, dopo 116 anni di bacheca dei trofei vuota. Arriva dunque la prima gioia nazionale, la prima stella per una squadra operaia e outsider ma meritevole più di altre della conquista dell’ambito trofeo nazionale in questo semestre dalle mille emozioni. Esce di scena il Racing che comunque dà battaglia, crollando solo quando, nel secondo tempo, i rojinegros capitalizzano i numerosi attacchi fino a quel momento perpetrati.
E’ la vittoria di una squadra dell’interior del Pais, non di un equipos benestante della Capital. E di per sè già questa è già una notizia. E’ la vittoria umile di un gruppo di lavoro, pianificato alla perfezione e condotto in campo ancor meglio da un tecnico giovane ma dalle idee ben precise. Con i giocatori, diventati improvvisamente rappresentanti di un intero popolo per la conquista di una gioia.
Senza grandi budget o stelle, il Colón ha finalmente scoperto la gloria nazionale e la gioa di esultare. E non per aver vinto un clasico cittadino -soddisfazione più grande da quelle parti- ma per la prima estrella cucita sopra lo scudo sulla camiseta. I gol di Aliendro al 58′, Bernardi al 72 e Alexis Castro all’86 ‘vendicano’ l‘umiliazione subìta nella finale di Coppa Sudamericana del 2019 contro l’Independiente del Valle, quando 40.000 tifosi se ne ritornarono a casa con la morte nel cuore dopo aver riempito un intero stadio.
Al fischio finale di Pitana al Bicentenario di San Juan esplode la gioia. I giocatori increduli dell’impresa non sanno come festeggiare, dato che realmente si tratta della prima volta in assoluto per tutti. O meglio, si incaponiscono con il coro ‘Colón Campeon‘ fino a che, qualcuno gli spiffera che forse è arrivato il momento della premiazione.
Il portiere uruguayo Burián, altro protagonista del torneo, ha gli occhi lucidi ed è incredulo: “È una gioia immensa che questo club raggiunga la sua prima stella. Eravamo certamente già dei campioni, ma solo per lavoro e sacrificio. Eravamo la Cenerentola di questa festa, con meno budget di tutte le altre e meno top player “.
L’umiltà di questo club e delle persone che lo vivono diventa valore eccezionale, in questa serata, in cui tutta l’Argentina è sintonizzata su queste ipnotiche immagini. Uno di questi è certamente la stella della squadra, il 36enne Pulga Luis Rodriguez, capocannoniere della competizione e autentico trascinatore della squadra: “Sono passati davvero molti anni da quando ho iniziato a provarci. Fin da giovanissimo, alla ricerca di diventare campione e non mi era maicapitato prima in Primera. Per questa gente, questa data sarà segnata per tutta la vita. La gloria non si compra, nasce dal cuore. A questa squadra bisognerebbe fargli un monumento, magari sul ponte sospeso.”, ha detto il capitano riferendosi al ponte che attraversa il Rio Santa Fe.
Ma non solo el Pulga. In evidenza in questa squadra votata all’attacco anche Castro, Farias, Aliendro, Pierotti e compagni, per un spirito di gruppo inculcato e diretto dal direttore d’orchestra Eugenio Domínguez, allenatore sabalero e genero nientemeno del Virrey Carlos Bianchi. Oltre all’idea di gioco collettiva, sempre evidente nella squadra in queste 16 partite, è proprio la persona Domínguez che si addice alla perfezione al contesto rossonero del club. Profilo basso, persona umile e schivo dai riflettori, anche, nel momento di maggior gloria personale e della squadra. A fine partita rifiuta con grande garbo le interviste e dice: “Intervistate i giocatori, è il loro momento”. Fuoriclasse anche lui.
E del Racing che dire? Ci ha provato l’Acadé, ma era troppo evidente lo strapotere fisico e mentale del Colón, con la squadra di Avellaneda forse arrivata all’appuntamento stanca, snervata per le fatiche recenti profuse in Libertadores. Perdere una finale ci può anche stare, a patto che serva da lezione per il futuro. Ma in fondo, anche il Racing è cosciente che il Sabalero ha meritato la consacrazione dato lo strapotere in campo. Le motivazioni in campo dei rossoneri, nonostante il grande impegno racenguistas profuso, sono state forse più determinanti per la conquista del titolo.
Tra papelitos volanti e birra ghiacciata lanciata in aria si conclude una serata magica che rimarrà nella storia del club. Con Santa Fé che già festeggia per le strade -nonostante le restrizioni-, aspettando il segnale dalle autorità per gioire, finalmente, come necessita una conquista di una stella. Allora sì, sarà la coronazione degna del primo titolo, arrivato solo dopo 116 anni.
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