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E se un bel giorno Dio potesse scendere in Terra e unirsi alla tua squadra, tu cosa faresti?
Ebbene, è successo.

Ringraziamo Gisele ‘Piru’ Ferreyra, giornalista di ‘Mundo Tripero’ e tifosa del Gimnasia La Plata per la disponibilità e per il tempo concessoci.
Iniziamo da lui, da Maradona, grande campione e di recente allenatore della tua squadra. Cosa ha significato l’arrivo di Diego nella famiglia del Lobo?

Un tornare a credere. Diego Maradona stava tornando per rimanere. Diego Armando arrivava perché lo stadio Juan Carmelo Zerillo diventasse casa sua, per essere per sempre nei cuori dei tifosi. Per i tifosi del Lobo sono stati molti anni di felicità rimandate, di angosce più che gioie, di preoccupazioni che piaceri. Uno stato morale sottomesso ma sempre con la speranza di resuscitare nel momento meno pensato.

Con l’arrivo di Diego, le facce lunghe e gli angoscianti silenzi se ne andarono. Tutti cominciavano a parlare del Lobo. Tutti. Nei giornali e nelle radio, della città e di altre città del mondo. Per la strada, per la cucina, la sala da pranzo, per il bagno. Sul cuscino. Migliaia e migliaia di cuori bianchi e blu paralizzarono la città, mantenendo (troppo) in attesa i suoi detrattori.

E’ stato popolare nella sua massima espressione. Dio. La fede intatta e rinnovata. Il simbolo. Con la sua apparizione divina la città era una festa. Blu e bianco dappertutto. Non solo si vedevano le bandiere, le magliette e i berretti che pennellavano le diagonali (le strade simbolo di La Plata, ndr), ma la città cominciava a “puzzare” di Gimnasia in ogni angolo. Parlavano tutti del Gimnasia.

La versione più gentile, semplice e umile di Diego arrivò al Gimnasia. Si affacciò a una moltitudine che si arrese ai suoi piedi, riflettendosi su di lui. Uno specchio. La somma di due fenomeni popolari, il Gimnasia e Maradona. Due storie di lotta, superamento e resurrezione. Questo è stato: la risurrezione di un popolo.

Ma andiamo con ordine. settembre 2019. Viene annunciato da tutti i media mondiali che Maradona è il nuovo allenatore del Gimnasia. Cosa hai provato in quei momenti?

Particolarmente non riuscivo a crederci. E non mentirò, non sono mai stata “maradoneana”… finché non è arrivato al Gimnasia, innalzando un popolo intero con una rivoluzione senza precedenti. La mia gente, a cui appartengo.

Ricordo che quella notte mi arrivò un messaggio al cellulare che confermava la notizia: “Si ‘negra’ (termine usato normalmente in Argentina, ndr), è lui, Dio. Resta solo da firmare il contratto”. Queste erano le parole di un dirigente. Dopo l’una di notte lanciammo la notizia su “Mundo Tripero” e una cascata di insulti cominciò ad arrivare. Ma Nessuno ci credeva e si lamentavano che “inventavamo” una cosa del genere. Era solo questione di ore.

E io provai felicità. Felicità specialmente per mia nonna e mia madre che sono sempre state devote di Diego, e per tutti i “triperos” e le “triperas”. Per tutto il calcio argentino. Era vivere un sogno.

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L’annuncio tanto desiderato:
Maradona è il nuovo allenatore Gimnasia.

Quattro giorni più tardi, il 9 settembre presentazione del Diego in un Bosque strapieno. Locura total. Scene di pianto, cori, fumogeni, papelitos. Tu che eri presente, cosa ci puoi dire?

Ricordo che quella sera l’intera tribuna voltò le spalle al campo da gioco per la prima volta. Tutti si chinarono per spiare tra i gradoni, sdraiati a terra si mettevano gli uni sugli altri. Alcuni si allungavano a testa in giù per vedere meglio. Diego stava scendendo dal furgone di uno sponsor e si avvicinava all’ingresso. Vestito con la divisa ufficiale. Pantaloni, giacca e cappello.

Quella sera umida di settembre rimarrà impressa a fuoco nella storia tripera, così come il gol più veloce ancora nello scenario del Bosque, ad opera del giocatore biancoblu Seppaquercia. Cinque secondi. O come la Coppa Centenario. o il dispiegamento della prima bandiera gigante e il gol del terremoto. Mobilitazioni, anche con l’enorme orgoglio della “Bestia Pop” di Los Redondos (rock band molto popolare ndr), che si dichiarò simpatizzante del Gimnasia.

Quella domenica rimarrà nella memoria come il giorno in cui il Lobo dipinse di bianco e blu centinaia di milioni di battiti che palpitavano all’unisono il nome di Maradona.

Euforia. Abbracci e pianto. Ringraziamenti. Felicità. L’urlo assordante di un Bosque -con 25 mila anime- che conobbe il silenzio quando Diego prese il microfono.

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E’ locura all’arrivo di Diego al Bosque. Tutti a guardare tra le fessure dei gradoni.
E’ il 9 settembre 2019

Come calciatore lo abbiamo conosciuto tutti, soprattutto in Italia. Ma come allenatore com’era? Come si poneva ai giocatori? E’ stata più importante la sua presenza a La Plata più a livello sportivo o a livello umano?

Secondo conversazioni con gli stessi calciatori, Diego proponeva un legame quasi paternale con la squadra. Soprattutto con i più piccoli. Una persona che, nonostante la sua enorme esperienza, si è mostrato come un maestro attento con i giovani e collaboratore dedicato con i più grandi. Qualcuno ha confessato che Maradona sembrava avere “un affetto speciale per quelli della sua stessa condizione”.

Un consigliere dedito corpo e anima con la causa di far uscire al Gimnasia dalla zona critica rispetto alla classifica ‘promedio’ che determina le retrocessioni. Diego arrivò e si propose di “salvare al Gimnasia”. E’ questo ripeteva ad ogni allenamento.

E’ stata più importante la sua presenza a La Plata più a livello sportivo o a livello umano?

I tifosi del Lobo sono la maggioranza, naturalmente, ma ci sono anche gli altri. Quelli quelli che si associavano esclusivamente per l’amore di Diego. Perché Maradona è questo: è amore e popolo. Qualcuno ha detto che si trattava dell’ “abbraccio fraterno del tifoso tripero con il resto del mondo del calcio”, e un altro disse: “è Diego l’unico essere umano capace di unire (quasi) tutti gli argentini sotto lo stesso grido, indipendentemente dalla maglietta che ha addosso”. Ecco perché credo che la sua presenza in città ha superato, in assoluto, l’aspetto sportivo.

Qual è stata secondo te la vera strategia del club? Ingaggiarlo per lottare per non retrocedere o il voler entrare di diritto nella storia di Maradona, con tutti i benefici annessi (sponsor, visibilità, ecc)?

Io penso che un po’ e un po’. O piuttosto che una cosa coinvolgeva l’altra. Da dentro, i dirigenti cercavano il colpo di effetto della gestione Pellegrino (presidente, ndr), lasciando un segno nella storia. Il tutto per tutto. Per vincere le elezioni, erano sicuri, dovevano scuotere lo scenario. Diego avrebbe garantito la felicità della gente, una nuovo segnale e un nuovo inizio. Con Maradona sarebbe arrivata la rivoluzione e, con le sue mani, il trionfo elettorale. Entrate economiche col marketing e il Gimnasia avrebbe guadagnato il rispetto perso all’interno dell’ AFA. Almeno, era questa l’idea.

Ma non è stato solo Lobo. Maradona era amato da tutti e lo dimostrano i ricevimenti ogni volta che giocava in trasferta. Era ancora tanto amato in Argentina, vero?

Certo. Amato. Venerato come un vero Dio. Ho avuto la fortuna di assistere al pellegrinaggio. Per mano del Gimnasia, Diego non solo tornò al calcio argentino, ma anche venne omaggiato da tutto il Paese. Giornata per giornata, in ogni campo. Ogni provincia, ogni città si paralizzava quando il Lobo andava a disputare un incontro in trasferta.

È stato un grande omaggio di tutto il popolo futbolero argentino per il più grande di tutti i tempi, mano nella mano e grazie al Gimnasia.

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Ci racconti qualche aneddoto che hai vissuto in prima persona o che ti è stato riferito?

Diego chiese che portassimo i crocifissi nel Bosque per poter avere la forza dal divino celeste e trovare i trionfi necessari nella lotta per non retrocedere. Era il marzo 2020. Due mesi prima mia nonna maradoniana morì. Ho preso così il suo crocifisso, quelli grandi che di solito sono appesi alla testa del letto e l’ho portato allo stadio come chiedeva Maradona.

Prima dell’incontro, nella zona degli spogliatoi Diego uscì a fumare un sigaro cubano. Mi avvicinai alla recinzione che ci divideva e lo vidi. Lui fece la stessa cosa. Poi anche lui si avvicinò a me. Era come un magnete. Secondo me è stato il crocifisso di mia nonna nella mia borsa ad avvicinarlo. L’ho tirato fuori, gliel’ho mostrato e lo ha toccato. Mi ha mostrato il suo (aveva appeso uno al collo). E ci siamo tenuti per mano.

Gli parlai di mia nonna Alba e del suo fanatismo ASSOLUTO ‘por su zurda’ (per il suo piede sinistro, ndr). Per la sua passione smisurata e perfino combattiva. Quel giorno lei mi mancava un po’ meno. Ma era lì. E lui lo permise.

Cosa ha lasciato in eredità ai tifosi del Gimnasia?

La convinzione ancora più ferma che tutto è possibile, e l’amore per il prossimo, per il più debole. Guardare oltre il proprio ombelico e stendere la mano, perché solo insieme, con impegno, con la fiducia in se stessi e nella fede, si possono realizzare grandi cose.

Arriviamo all’epilogo doloroso con la sua morte improvvisa. Com’era gestito dal suo clan interno? Com’è possibile che si è arrivati a una fine così ingloriosa? Che idea ti sei fatta?

Ufff. Moltissime idee si fanno strada nella mente quando uno pensa al addio terreno. Credo che a tutti e a tutte succede lo stesso. Una si chiede come possano averlo lasciato morire, no? Perché quell’ipotesi sembra essere quella che si erge con sempre più fermezza (che l’abbiano fatto morire per negligenza, ndr).

Credo che Diego sia stato abbandonato, e che anche l’isolamento (Covid) abbia accelerato il processo. Maradona era felice al Gimnasia e riuscì a fuggire dalla prigione in cui era prigioniero. Ma questa terribile pandemia lo ha rinchiuso di nuovo e lo ha allontanato dal suo tanto amato “odore di erba”, quello che lo teneva in vita.

Se adesso te lo trovassi davanti cosa gli diresti?

Grazie. Grazie per averci dato tante gioie. Grazie per aver scelto il Gimnasia.

Parliamo di attualità. Cosa ne penso pensi del Lobo attuale?

Il Gimnasia è in una fase di ristrutturazione ma anche di continuità. Ristrutturazione, perché il colpo ricevuto dopo la morte del suo DT e guida spirituale come lo era Diego, è stato molto duro. Sotto la guida dell’attuale coppia tecnica (Leandro Martini e Mariano Messera), si tenta di continuare l’idea di gioco iniziata dal precedente corpo tecnico guidato da Maradona. Lo slancio di una squadra che si imponeva in qualsiasi campo, che cercava di essere protagonista nonostante l’importanza o tenacia del rivale, o le contingenze di turno. Grazie a Diego si è riusciti a trovare una strada che ora deve cercare di perseguire, per non tornare indietro.

28 squadre l’anno prossimo, è davvero la formula giusta per la Primera argentina?

Le decisioni prese nel calcio argentino sono sempre più ‘alla deriva’ e quindi molto discutibili. Nel 2022 ci saranno 28 squadre, ne scenderanno 4 e ne saliranno 2. E si cerca di arrivare a 22 nel 2026. Prospettiva Poco seria e attraente.

Sei diventata mamma da poco, felicitaciones! Una piccola lobita immaginiamo..

Sì! Il 14 marzo sono diventata la madre di una bellissima bambina che si chiama Nina ed è socia al minuto del Gimnasia, ovviamente.

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Nina, nuova tifosa del Lobo!

Grazie Piru, ti siamo molto riconoscenti per averci dedicato parte del tuo tempo prezioso. E’ stato per noi di calcioargentino.it un grande onore intervistare una testimone diretta del suo ultimo periodo felice della vita di Diego. Ti auguriamo il meglio per la tua vita e per il tuo lavoro.


calcioargentino.it

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