Clima bollente in casa Boca tra il Patrón Bermudez e la squadra. E non è la prima volta.
Certamente la componente politica non aiuta. Il Club Atletico Boca Juniors è da sempre ‘affiliato al partito comunista argentino’ dato il peso politico che detiene nelle classi operaie e negli strati sociali più umili del proletariato, da sempre nettamente contrapposti al capitalismo dei padroni di Nuñez, volgarmente chiamati gallinas.
In questo contesto immaginario socio-politico affiora però della verità che risale a galla: il Boca è di tutti e tutti inevitabilmente sono il Boca. Ognuno ha il dovere e il diritto di dire le proprie idee anche se queste possono danneggiare il club stesso. E’ il principio della libertà di pensiero a tutti i livelli, la forza e la debolezza del club. Non come quelli del River, freddi e piegati al regime autocratico di D’Onofrio.
Non c’è mai pace al porto di Buenos Aires nonostante le recenti conquiste calcistiche in questi ultimi anni. Una Superliga e una Copa Nacional (contro zero tituli del River) dovrebbero dare un pò di serenità nell’ambiente, rasserenare i bollenti spiriti, forti anche di una sicurezza economica centralizzata in grado di sopperire a momenti difficili come quello attuale.
E sembrava inoltre che la cacciata dal templo della Bombonera del Tano Angelici potesse ridare pace, soprattutto con l’avvento dell’Ultimo diez come vicepresidente. Niente di più falso. El consejo de Boca, ovvero i dirigenti che governano il club, Bermudez, Cascini e Delgado e Riquelme (che per adesso sembra esente da critiche), stanno distruggendo dall’interno quanto di buono finora costruito con una serie di azioni, dichiarazioni e comportamenti al limite del grottesco.
Accanirsi poi contro una bandiera come Tevez (oggi compleanno) appare un’ingiustizia nei confronti del giocatore -figura storica del club- e dei tifosi -totalmente identificati con lui-, commettendo in sintesi un’autogol clamoroso.
EX. Ma andiamo con ordine. Tutto inizia nella scorsa estate, quando Cascini e Bermudez affermano che Tevez è da ritenersi ormai un ex giocatore e non degno di rinnovare il contratto, in scadenza col Boca. Carlitos soffre ma fa buona faccia a cattiva sorte: se ne rimane zitto e parla solo con Riquelme, evitando di reagire e aspettando le scuse del duo (che arriveranno con grandi difficoltà). Tevez incassa e puntualmente (e ulteriormente) smentisce sul campo i dirigenti, caricandosi sulle spalle l’intera squadra e vincendo quasi da solo la Copa Maradona.
POL. Ma non solo Tevez. La gestione del caso di Pol Fernandez è un’altro esempio del mal operato del Consejo. Siamo a novembre e fra un mese scade il prestito dal Club Azul di Fernandez. Al momento del rinnovo, il giocatore esita nell’accettare la proposta del direttivo e chiede una maggiorazione dell’ingaggio rispetto all’attuale contratto. Apriti cielo. Fernandez viene confinato con la squadra Reserva e non verrà più preso in considerazione da Russo. Con tanto di comunicato poi, il Boca fa sapere di pubblicamente che ‘non intenderà rinnovare il prestito in scadenza a fine anno’. Questa severa punizione creerà dei malumori nella squadra, a partire da Tevez, sempre più in confusione a livello personale, tra la morte del suo amato amico Maradona e l’aggravamento del padre.
TALPA. L’ultima puntata di una novela (nella quale c’è anche la mala gestione di MacAllister, Villa e Buffarini), di cui la parola ‘fine’ sembra ancora lontana, è andata in scena ieri. Qualche giorno fa, prima del raduno della pretemporada, è stata pubblicata dai media una foto in spiaggia raffiguranti Tevez e il Tano Angelici, ancora in buoni rapporti di amicizia.
E’ bastato questo al Patrón Bermudez per far riaffiorare tutta la rabbia repressa e confermare il suo pensiero: ‘Carlos in realtà è un infiltrato del Tano e sta lavorando sotto traccia per preparargli la via del ritorno sulla poltrona che conta’. Questa è la principale motivazione di tanto astio di Bermudez e Cascini nei confronti dell’Apache. Fosse finita qui, pazienza, ognuno è libero di dividere la spiaggia con chi gli pare, ma questo suo pensiero viene raccolto in un file audio e divulgato all’esterno creando di nuovo il panico tra gli addetti ai lavori del club:
“Sono persone libere, non sono criminali, almeno socialmente … Possono stare insieme, possono vedersi, possono prendere un caffè. Non possiamo attaccare Tevez perché sta insieme ad Angelici, con Macri, o con entrambi, o con quelli che gli sono amici. In questo però bisogna essere molto intelligenti e molto trasparenti. Andiamo avanti, con lui che continua a fare le sue cose …ma le intenzioni sono evidenti. Ovviamente”.
Questa la dichiarazione bomba del Patron che inevitabilmente fa il giro dei media. Ma questa volta c’è un contraccolpo inatteso. Tutta la squadra reagisce, si ribella e si riunisce (senza Russo nè dirigenti) nell’hotel del ritiro, lanciando un forte diktat: “Se dal consejo de Boca filtrerà un altro messaggio negativo nei confronti di un giocatore, la squadra valuterà la possibilità di non allenarsi.”
Cosa succederà ora? Appare evidente una spaccatura tra la dirigenza e la squadra. Sarà compito di Riquelme riportare pace e tranquillita, convincendo tutti a remare in un unico senso, ma non sarà semplice. Qualche testa cadrà, inevitabilmente, a cominciare dalla spia che ha fatto filtrare l’audio.
Eccolo lo spirito combattivo delle masse popolari, pronte a far valere i propri diritti dinanzi all’egemonia dittatoriale. E’ la troppa democrazia il problema del Boca, e forse, anche l’autolesionismo.
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