È un bilancio positivo quello ottenuto dalle squadre argentine impegnate nella notte scorsa in Libertadores. Ci si aspettavano tonfi clamorosi, figuracce históriche e papelón, ed invece il blocco argentino ha tenuto, sopra ogni aspettativa.
Erano davvero tanti sei mesi di inattività senza la più piccola ombra di un’amichevole. Eppure stanotte è successo di inspiegabile. Le cinque ‘sorelle’, giocando davvero un buon fútbol, sono state competitive al di sopra di ogni previsione.
La scena si svolge nello studio della TNT Sports, una televisione sportiva argentina. Il conduttore fa una domanda ai suoi ospiti: “Secondo voi quanti punti faranno le argentine oggi? Silenzio. Tutti hanno un brutto presagio. “Tu Jorge? Per me ne fanno 3, per me 4, per me 0, per me 7.” Boato di stupore. “Sette? Davvero? Ma come fai a pensare una cosa del genere?”
Saranno davvero sette punti e obiettivamente potevano essere molti di più. Entriamo nel dettaglio.
RACING Nel Racing torna Pillud a sorpresa, come pure giocano dall’inizio Cvitanich al posto del Licha e il pibe Garré al posto di Reniero. Pronti, via e nel Cilindro deserto si sentono i tifosi, le trombe e i cori attraverso le casse audio dello stadio. La partita è equilibrata, e fin qui è già un sollievo, con i padroni di casa che addirittura vanno vicini due volte alla marcatura. Garré si fa notare grazie alla sua tecnica, punta e dribbla, si diverte e fa divertire. Sono solo 15 i minuti della ripresa che il Racing concede agli uruguayi, ma sono utili per segnare il rigore (dell’ex, Bergessio), che deciderà la partita. Nonostante lo svantaggio e l’uomo in meno (Solari perde la bussola), l’Acadé si riprende, facendosi pericolosa fino al fischio finale. Il rammarico non sarà la sconfitta di per sè, ma l’aver perso giocando addirittura meglio degli avversari.
RIVER. Forse la partita più difficile delle cinque. In Brasile e al Morumbi, bestia nera. Il Muñeco fa partire titolare el pibe Alvarez, facendolo giocare da punta esterna nell’inedito 4-3-3. La partenza è dei brasiliani che vanno avanti con un gollonzo in ‘modalità casuality’. Tiro sballato di Reneiro che centra Enzo Perez e carambola sul palo interno, facendo gonfiare la rete. Eccolo il presagio. Ma il River gioca ad occhi chiusi, la manovra è ancora gradevole e dopo neanche 10 minuti Borré la mette, per la 40ª volta, dentro. Ora è la Banda padrona del campo e tutto questo sembra davvero irreale. È come se si aspettasse da un momento all’altro infortuni muscolari collettivi sincronizzati o qualcosa del genere. Come può tenere il ritmo dei brasiliani del San Paolo che ha giocato in più 14 partite? Mistero. L’assurdità passa al Morumbi all’80’ quando Alvarez la spara alle spalle del portiere Volpi portando in vantaggio il River. Ma forse sarebbe davvero troppo, e così Angileri si offre volontario per l’equo pareggio solidale; sai mai che si montino la testa. Alla fine sarà solo un punto, ma avrà il gusto di una missione compiuta, cercando di guardare, finalmente, avanti.
DEFENSA Y JUSTICIA. Il Dt Crespo affronta gli ecuadoregni del Delfin, con una rosa ‘seminuova’ dati i nuovi giovani innesti. Eppure, dopo un primo tempo di prove generali passano nel secondo, mettendo in mostra un gioco magistrale, assomigliante a quello di Beccacece. Braian Romero, in arrivo dall’Independiente, è una benedizione per l’attacco: un gol e un assist per incorniciare la giornata perfetta. 3-0 e la classifica prende una forma decisivamente interessante, data la frenata delle 2 davanti. Sognare non costa nulla, ed Hernán ci è abituato.
BOCA JUNIORS. Sul campo la squadra dell’assistente Somoza (Russo è rimasto a Baires) si prende la rivincita dopo giorni mediatici infernali. C’è Maroni titolare al posto di Cardona ma soprattutto c’è el Toto Salvio, migliore in campo, che si prende la scena grazie a giocate di livello superiore e ai due gol che danno i tre punti. Non c’è storia, il Libertad cerca di ripartire in contropiede ma Zambrano fa forse la sua partita più bella. Anche Campuzano ha i suoi meriti, auténtico direttore del centrocampo. 2-0 e a casa. Esiste un modo migliore per tornare a giocare?
TIGRE. Forse l’impegno più duro, data la qualità tecnica limitata del Matador. C’è l’illusione del vantaggio dopo neanche 10 minuti di Magnin, ma poi, alla lunga, escono i padroni di casa che dilagano nel finale. Non è la Libertadores l’obiettivo del Tigre, ma bensì quella della promozione alla Primera. E siamo sicuri, questa avventura non farà altro che impreziosire d’esperienza l’equipo del Pipo Gorosito.
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