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Il diluvio universale alla Bombonera. Non si gioca.

Articolo di Martin Mazur, La Gazzetta dello Sport, 11 novembre 2018

Libertadores, tanto tuonò che piovve
La finale Boca-River forse si gioca oggi

Sono le 2 di pomeriggio a Buenos Aires, ma i fuochi d’artificio non si vedono. I canti per strada non si ascoltano. E il sole, chi sarebbe in grado di dire dov’è? Non c’è neanche la luce del giorno. Il cielo è nero, nerissimo. L’elettricità in tanti quartieri sparisce. La città è al buio. Prima della finale la polemica più in voga (una delle tante) era che una finale di Libertadores non si è mai giocata di giorno. Ma neanche i meteorologi avrebbero potuto immaginare che dalla mattina di ieri il giorno sarebbe diventato notte. Se il Superclasico di tutti i tempi aveva bisogno di una componente addizionale per il dramma, era il diluvio universale.

ANSIA 20, 40, 60, 80… i milimetri di pioggia non sono più un dato di colore. La finale è a rischio. «L’orario della partita è confermato, tutto a posto», tenta di tranquillizzare il responsabile delle competizioni della Conmebol, Fred Nantes.
Sono le 11.27. Mancano 5 ore e mezza. «Nessun rischio di tempesta dopo mezzogiorno», assicurano dal servizio meteorologico nazionale. Ma la luce del giorno, il piccolo raggio di sole, continua a mancare. Il pullman del River, a 50 km dalla Bombonera, parte dall’albergo a Cardales, destinazione Monumental. Lì si fermerà lo squalificato tecnico Gallardo, per guardare la partita accanto al d.s. del club, Enzo Francescoli. Un migliaio di tifosi esulta sotto gli ombrelloni. Sono di più quelli che aspettano nelle vicinanze del Monumental. Ma se la partita non si gioca? Nessuno lo vuole immaginare.

«Ho preso ansiolitici da quando si è confermata questa finale, sono qua, per la prima volta alla Bombonera, e se non si gioca… io mi uccido», assicura Ruben, la cui storia è condivisa da migliaia di persone. Ma le ispezioni della Conmebol continuano. Verso le 2 arriva il secondo diluvio.
L’acqua non viene solo dal cielo: ma esplode anche dai tombini della Boca. «Impossibile, in 10 minuti tutti a casa», assicura un impiegato del club. Tutta la Boca è sotto l’acqua. Quelli che erano arrivati presto, per entrare all’1, troveranno le loro auto circondate da mezzo metro d’acqua. I controlli di sicurezza hanno misure estreme: ci sarà il diluvio, ma non gli ombrelloni. «La Boca es alegría, la Boca es carnaval, vamos a darla vuelta, en el Monumental», cantano i tifosi.

C’è la prospettiva di essere campioni in terra nemica. Ma piove, piove. I tempi si accorciano. «Abbiamo bisogno di un’ora, se smette il diluvio, in un’ora il campo può drenare l’acqua», dicono i dirigenti del Boca. Ma alla Bombonera si vede solo una pozza d’acqua.
Sono le 14.20. «Si decide verso le 15», dicono alla Conmebol.
Il Boca sta partendo dall’albergo, ma qualcuno riceve la notizia di tornare indietro. E torna. Se si gioca, non sarà alle 17. Anche il River aspetta al Monumental. Stand by.

PALLANUOTO Alle 15.13 l’arbitro Tobar sente già la pressione. Deve andare a guardare un campo che è perfetto per la pallanuoto. La gente lo fischia.
Ma sembra impossibile che qui, in meno di 2 ore, si giochi la finale. Tobar tenta di vedere come reagisce il pallone. Sembra una pietra. Alle 15.28 informa ufficialmente che la gara è stata sospesa. I fan impazziscono con insulti. Niente da fare. La Conmebol conferma con un tweet. Si gioca oggi, alle 16 (20 italiana). Ma non è detto. Persiste l’allerta meteo e allora oggi un’ora prima della partita ci sarà una riunione tra i dirigenti delle due squadre e i vertici della Conmebol per avere il verdetto definitivo sulla finale di Libertadores più assurda di sempre.

(5 – continua)


calcioargentino.it

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