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Articolo di Paolo Galassi, La Repubblica, 12 novembre 2018.

Benedetto, nel nome della madre un gol per tenere in corsa il Boca

Chissà se quando alla vigilia della finale del secolo il presidente della Conmebol dichiarava che «la Copa Libertadores è il vero spettacolo e la Champions solo calcio da playstation» si immaginava una partita come quella giocata alla Bombonera, un 2-2 che rinvia il verdetto al ritorno di sabato prossimo al Monumental. Perso subito Pavón dopo uno scatto che gli è costato l’adduttore sinistro, il Boca si è aggrappato a Benedetto, autore di una spettacolare doppietta nella semifinale con il Palmeiras. La Bombonera gli porterà bene di nuovo.

In un minuto sono arrivati i primi due gol. Vantaggio di Wanchope Abila, il centravanti grosso e pesante, da alcuni denigrato per il poco stile e da molti acclamato per la garra, si gira e spara due volte addosso al portiere Armani: la seconda volta la palla va dentro.

Mentre esplode il carnevale azuloro nessuno si accorge che il River riparte dal centro, Pratto scappa sulla destra e fa pari. Sarà la testa di Benedetto, spalle alla porta, a riportare in vantaggio i suoi. La sua resurrezione dopo i mondiali perso per infortunio, lui che si ispira a Martín Palermo è abituato a cadere e rialzarsi.

Darío ‘Pipa’ Benedetto

Quando aveva 13 anni, sua madre ebbe un malore mentre lo guardava giocare un torneo. La sua morte lo tenne lontano dai campi per 4 anni, Suonò in un gruppo di Cumbia, fece il muratore, si convinse a riprovarci. E proprio per la mamma, ora non molla mai, dice.

Il 2-2 è arrivato con autogol di Izquierdoz. Vani gli arrembaggi di Carlitos Tevez, entratogli un quarto d’ora dalla fine. Sabato 24 il ritorno al Monumental. Chissà che il “Pipa” Benedetto stavolta non trovi un posto da titolare.

(7 – continua)


calcioargentino.it

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