Si parte con il pezzo di Emiliano Guanella, La Stampa, 10 novembre 2018.
Martin Palermo non sarà alla Bombonera oggi, ma i cinquantamila tifosi del Boca Juniors ricorderanno il suo nome, marcato nella storia del Superclasico, il derby argentino che per la prima volta vale la Copa Libertadores.
«El Loco» è in Cile, dove ha appena rescisso il contratto da allenatore dell’Union Española dopo un campionato deludente. Momento giusto per tuffarsi nei ricordi di una carriera incredibile. Ha segnato nove reti nei Boca-River, ma tutti si ricordano il «gol con muletas» (gol con le stampelle), ai quarti di finale della Libertadores 2000.
Palla in area da Battaglia, fa un giro su se stesso e infila da fermo Bonano. La Bombonera che crolla. «Il gol più importante perché tornavo a giocare dopo sei mesi di infortunio. Carlos Bianchi mi ha aveva messo in panchina, ma sono entrato a tredici minuti dalla fine e abbiamo acciuffato la qualificazione facendo due gol.
Passare di turno eliminando il River è il sogno di ogni tifoso del Boca, è stato un momento magico».
In Argentina non si parla d’altro da giorni. Perché Boca-River è cosi importante?
«Il Superclasico è il momento clou della stagione. La cosa incredibile è che per la prima volta decide il massimo trofeo continentale; un giusto riconoscimento per quanto hanno fatto le due squadre per il calcio sudamericano. L’entusiasmo è alle stelle, sarà uno spettacolo unico al mondo».
Per sicurezza si gioca solo con il pubblico di casa; questo toglie qualcosa all’atmosfera?
«Sì, è un peccato essere arrivati a questa situazione. Purtroppo gli animi sono troppo agitati per permettere che le tifoserie si possano incrociare. Il fattore campo conterà molto, ma su due partite vincerà poi il migliore».
I due allenatori, Marcelo Gallardo e Guillermo Barros Schelotto, sono bandiere delle due squadre: aumenta il pathos della finale?
«Si conoscono bene, sono sicuro che hanno preparato tutto al meglio, ma poi basta un particolare per cambiare il corso della partita. È la finale giusta, considerando quello che hanno fatto nel torneo; non è facile eliminare Palmeiras e Gremio a casa loro».
Ha fatto parte del ciclo magico di Bianchi, che battè il Real Madrid, è tornato a fine carriera e quando ha smesso di giocare le hanno regalato una porta della Bombonera, con pali, traversa e rete. Che cos’è il Boca per lei?
«Assieme alla Nazionale il Boca è stata la mia seconda casa, dieci anni di sforzo e grandi risultati. Sono il maggior goleador del club, so che ho fatto felici molti tifosi».
Due argentine in finale della Libertadores, decine di fuoriclasse in Europa, ma la Selección da 25 anni non vince un titolo (Copa America 2003) e l’ultimo Mondiale risale a Maradona. Che cosa non funziona in Argentina?
«Siamo una fabbrica di grandi campioni, ma non vinciamo da troppo tempo; è la dimostrazione che nel calcio di oggi c’è bisogno di un lavoro pianificato, di formare una base già nelle giovanili, di molta organizzazione. Spero che si possa ripartire da zero e costruire un ciclo solido, come hanno fatto altri negli ultimi anni».
Maradona la definì l’«ottimista del gol»; come finirà la doppia finale?
«Fare un pronostico è difficile, è una sfida equilibrata. A parità di livello tecnico credo che il fattore emotivo farà la differenza, ma non c’è una favorita».
(1 – continua)
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