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Bombonera, Monumental e premiazione. Questo era il programma secondo cui doveva essere assegnata la Copa Libertadores 2018 nella finale storica tutta argentina tra Boca Juniors e River Plate.

La febbre di Buenos Aires e l’allenamento alla Bombonera. L’attesa per la finale di ritorno, al Monumental. Riviviamo la Superfinal de America.


Giovedì 22 novembre 2018 verrà ricordato in Argentina come l’allenamento del Siglo. Dopo l’annuncio del presidente del Boca Angelici di aprire al pubblico l’ultimo allenamento della squadra qui a ‘La Republica de la Boca’ è stato il caos. Biglietterie prese letteralmente d’assalto e non senza qualche tensione: la voglia di esserci e di ‘alientare’ la squadra prima della partita decisiva di sabato al Monumental è stata fin da subito contagiosa. 50.000 anime azul oro hanno gremito in ogni ordine di posti la Bombonera e piu di mille ‘soci’ sono rimasti fuori, tutto per un ora e mezza scarsa di allenamento.

Già la Bombonera. Se da una parte c’è la venerazione per per la sua forma e per la sua misticità, dall’altra risulta troppo piccola per contenere tanto entusiasmo. Come minimo ce ne vorrebbero due per accogliere tutti i soci e tifosi Xeneizes. È da questa necessità che si deduce la politica di ingrandimento dello stadio da parte della dirigenza, e sarebbero contenti (quasi) tutti: più spettatori, più dinari, meno gli esteti.

Ma non divaghiamo. È normale tutto ciò? 50.000 e più per un allenamento? In altri parti del mondo sicuramente sarebbe follia, ma in Argentina no, è la normalità e per certi versi è anche scontata. L’attaccamento simbiontico alla maglia è una caratteristica peculiare dell’hincha medio argentino, quasi un credo. Per tutti. Di qualsiasi fede calcistica si tratti, di qualunque colore di tratti e tanto più per la tifoseria Boca, la cui missione è quella di essere per definizione ‘El jugador n*12’. Qui è un dovere.

Giornata storica, di festa e speranza con addirittura mini invasione di campo da parte di un ragazzino, subito abbracciato da Tevez a centrocampo e protetto dai ‘bruti’ della sicurezza. Quel Carlitos autentico spauracchio del Millonario, temuto dalle gallinas daiquel ‘Silencio atroz’ proprio al Monumental, e che ora, probabilmente donerebbe un rene per finire nella lista dei titolari sabato.

La seduta termina, i giocatori salutano e ringraziano i tifosi, che a loro volta aumentano i decibel facendo letteralmente ‘latere’ la Bombonera. I computer nella tribuna stampa cominciano a dondolare. È il segnale. Ora il cuore Boca è davvero pronto per una nuova sfida leggendaria contro l’antico rivale.

Lentamente lo stadio sfolla ma nell’aria rimangono ancora quei cori cantati a squarciagola. È normale tutto ciò?

(13- continua)


calcioargentino.it

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