Una partita di fulbo (fútbol ndr) si può perdere per infiniti fattori.
Un rimpallo, un infortunio. Ma EL PARTIDO, el clasico non si può perdere come l’ha perso l’Independiente domenica scorsa. Con due giocatori in più per tutto il secondo tempo, calciando verso l’arco avversario un paio, mal contato, di volte. Senza uno straccio di gioco, senza mettere insieme due passaggi in fila, senza orgoglio o anche un minimo di amor proprio verso se stesso, oltre che verso la hinchada, senza identità. Sìn HUEVOS, ma proprio nell’accezione peggiore del termine.
E non che nel primo tempo fosse andata meglio anzi. I primi quarantacinque minuti sono stati anch’essi un disastro, sempre superati, costantemente. Sia in condizioni di parità numerica, sia quando quelli con le strisce sono stati costretti a giocare in dieci per l’espulsione di ARIAS, immolatosi sull’altare della (SUA) patria per contrastare l’unico vero pericolo creato dal Rojo, con Cecilio Dominguez. Sintesi una partita che, proprio per lo sviluppo illogico preso della gara stessa, era diventato obbligatorio VINCERE.
E invece… un papelòn, historico. Un deja vù per chi la vive come me, come noi, del Rojo. Molto peggio dell’eliminazione ai quarti di Copa Libertadores 2018 o della finale di Recopa persa ai rigori contro il Gremio nello stesso anno, entrambe avvenute, vale la pena ricordarlo, sempre per episodi arbitrali più che controversi. E’ stato qualcosa che ci ha fatto rivivere, in parte, le sensazioni provate il giorno del descenso, sabato 15 giugno 2013, anche allora come domenica derrota 0-1 (al Libertadores de America però). Una presa di coscienza di quello che è l’ Independiente attuale, come lo fu per quello dell’epoca.
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Un disastro prodotto di molteplici fattori, come una conduzione dirigenziale incapace, vedi gli otto (8) reclami depositati alla FIFA per inadempienze nei pagamenti dei cartellini di alcuni giocatori, un plantel di seconda quando non di terza fascia e una conduzione tecnica ostaggio di entrambe. Le stesse condizioni che portarono alla peggiore umiliazione della storia Roja.
Quella del clasico perso domenica scorsa quindi, per il contesto e i risvolti psicologici, è l’altra peggior umiliazione, la maggiore se limitata alle partite mano a mano. La storia che si è capovolta, per una notte. Incredibile, come la distruzione dell’ Independiente, un equipo che a dicembre 2017 era il migliore conjunto del continente sudamericano. Non negli anni settanta e ottanta, no. Due anni fa. Assurda, come l’aver gettato alle ortiche la possibilità di consolidarsi su quelle basi, come club. Per tornare ad essere una delle maggiori a livello mondiale come prestigio. Devastante, per tutto il mondo della hinchada ROJA. E di sicuro, non il viatico ideale per arrivare alla sfida di stanotte contro il Fortaleza per la primera ronda della Sudamericana 2020.
NUNCA MAS QUERIDO INDEPENDIENTE
di Reydecopas_mn
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